ricorsi scontrosi

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Scendo in cucina, è notte, guardo il frigo, lui guarda me, la cosa potrebbe andar avanti ore, decido di rompere l'incantesimo e lo apro. Mentre muovo questo semplicissimo gesto penso che forse avrei potuto rimanere a letto a fissare il soffitto immerso nel buio, totale e sereno. Il frigo dal canto suo vuol partecipare a questo mio momento limbico e si attiva. Guardo senza vederlo il gorgonzola, che si finge stracchino per non guastare l'atmosfera, mentre ascolto il ronzio confortante. Con decisione degna di un giocatore di stecca agguanto il latte, che preso alla sprovvista, si finge morto. Come si può notare vivo nel buio, dopo qualche settimana di urti negli stipiti, abrasioni con le sedie, ematomi da scalino mancato, il mio cervello ha deciso di salvarmi la vita ed ha preso le misure di tutta la casa in automatico. Chiudo la porta del frigo e indovino un bicchiere. Dopo aver versato a sentimento mi accorgo che ho affogato la mamillaria che ieri avevo rinvasato e lasciata incautamente sul lavello. Mamillaria.. latte.. in fondo niente di grave. Onde evitare ulteriori clamori decido di garganare la mia dose di latte dimenticando che il frigo diceva 7°, così gli incisivi mi maledicono in portoghese ed in altre 12 lingue latine. Ripongo il latte come se fosse colpa sua e opto per una fumata sul divano. Ma non è serata, prima mani nel secchiello della cenere accanto al camino, poi finalmente scatola del tabacco profumata e vuota. Non resta che telefonare a qualcuno, sono solo le due, decido di chiamare te e raccontarti tutto.