ricorsi scontrosi

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Quand'anche mi scrivessi, immaginando il come, potrei forse scovarti? O immaginarti ove?

Eppur mi leggi ed io cerco la frase, il modo, il tono che inducano un tuo segno, un guizzo, una piuma lasciata cadere per finto errore 'sì che io trovi il bandolo, la spizzo, la via.

Dunque tu mi detesti, nulla ti fa tornare, nemmeno la smorfia becera che mi trasforma il volto.. 

Dal fango egli penosamente la mano tremante si alzò, mentre gli elementi imperversando al suolo lo costringevano e provò a lasciare nel vento vetroso poche parole, ma questi, infame, nulla permise ed ei si ritrovò bocconi, nel limo, a singhiozzare..

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Un gesto qualunque? No, un movimento univoco di due mani che si incontrano a schiaffeggiare una mosca, deluse perchè l'han mancata e restan lì incapaci di trovarsi ancora per qualcosa che non sia una minaccia o un fastidio comune. Adesso una danza voluttuosamente a dirigere un'orchestra improvvisata che stecca su qualsiasi inviluppo. L'altra, razionale, si dedica alla tastiera per scrivere sonetti inumati da polverosi cassetti, senza nerbo, sciapi, vecchi. E la mosca? La mosca svolazza petulante, provocatrice, ma non desta più alcun interesse, come una metafora intrisa di patologici riferimenti. E le mani? Loro indifferenti dedite ai propri banali intrighi, sollevando come polvere su uno sterrato dimenticato, ridde di orpelli vituperati. Loro, tra loro, non comunicano più. 

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Convincimi a restare, mostrami le cose che abbiamo amato insieme. Quel sentiero dove ci fermavamo a sorridere delle piccole cose che ci allietavano l'esistenza, ha cambiato l suo aspetto, adesso è assolato silenzioso e ingrato. Non frugo più tra i rami con lo sguardo a indovinare i tuoi pensieri. Niente mi parla di te. Il tuo respiro è ora confuso nella brezza tiepida. Le tue note tra i righi son diventate una macchia slavata.
Convincimi a restare, suona quella musica suadente, fa che io l'ascolti. 

pennallate rubate

Mi mostro, ma tu devi fingere di non guardarmi.

Sono stanca come un chiodo che regge lo stesso quadro, da decenni.
Senza averlo mai neanche visto.

Eppure da qualche parte in questo momento una parte di me è immensamente felice.
E io non la trovo. 

Anche se hai un disperato bisogno di una favola che sia solo e solo tua.

Cercare le parole e tra le parole cercarsi e smarrirsi, come se fossero torbido assenzio, polvere e vento, fino e denso.

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Sei assolutamente ingiusta, il tuo blog non è come lo hai definito.

Prova ne è la musica accostata.

E' una forma di meditazione, una terapia rilassante ancorchè curativa.

L'ho usato spesso anch'io su di me (il mio) e funziona. E' una forma di condivisione unidirezionale, anche perchè in genere chi legge tende riconoscervisi piuttosto che comprendere l'autore.