Condivisione

Abitare dentro una parola


Un amico mi ha mandato una mail con questo allegato. Sapevo che Gianni sa scrivere e sa farlo bene, ma questo trovo sia semplicemente sublime e lo divido con chi passa di qui.Grazie, Gianni...è davvero bellissimo!  Per molto tempo ho pensato che avrei voluto abitare dentro una parola. Che avrei voluto scegliermene una, tra quelle in coda dentro il dizionario e poi chiedere la residenza. Presentarmi allo sportello dell' anagrafe, e poi sulla carta d'identità non scrivere né una via né una città, ma soltanto una parola. Non mi importava che fosse grande, era sufficiente che fosse confortevole da calzarmi bene addosso senza impormi scomode vesciche. Una volta trovata la parola, pensavo, avrei fatto tutti i lavori necessari per abitarla nel modo più consono al suo suono e al suo significato. Avrei dato il bianco ai muri, avrei disposto il letto contro la parete, il tavolo davanti alla finestra e  avrei comprato dei fiori perché profumasse di freschezza. Poi avrei appeso delle foto alla parete, e infine mi sarei affacciato fuori per vedere che faccia ha il mondo, guardato da dentro una parola. La voglia di abitare dentro una parola ce l'ho da sempre perché mi sembra il modo migliore per svicolare dalla tirannia delle radici, e al tempo stesso per scegliere una topografia diversa, fatta di suoni e lettere non di strade, piazze e zone pedonali. Ho cambiato residenza molte volte da quando ho deciso di abitare le parole. Ho abitato il Batticuore, la Passione, l'Incanto. C'è stato solo un momento un po’ difficile in cui abitavo a Purtroppo, ma poi ho deciso dicambiare e da un po’ vivo a Menomale.  Ho dovuto fare un po’ di lavori, perché era una casa vecchia, con i muri spessi, e qualche macchia di umido. Ma è bastato aprire un po’, lasciare le finestre aperte.     Se passate di qui, c'è il mio nome sul campanello.