Oscurità

l'ultima casa


Così mi inoltrai per la strada che proseguiva oltre il paese guidato dall'oscura stella polare costituita del tetto nero, subito notai che la strada andava restringendosi e riempiendosi di sterpi fino a diventare un viottolo e gli alberi sempre più vicini andavano unendosi in alto togliendo la luce del sole, camminavo di buon passo e presto ebbi il fiatone come se invece della cinquantina di metri ne avessi percorso dieci volte tanto e mi fermai pensoso: se il tetto incombeva sul paese a quel punto avrei dovuto averlo già raggiunto, provai a ritrovarlo fra i folti rami che ora chiudevano la visuale e trovai fra il fogliame la nera sagoma del tetto a cono insopportabilmente vicina e quanto mai repellente tanto che schermai istintivamente la vista con il palmo della mano, ma quando riabbassai il braccio tutto era cambiato e la strada era larga come alla fine del paese Un vecchio dalla pelle scura e grinzosa e conciata come il cuoio antico mi fissava con occhi di fuoco, da un cancello di lance semi aperto fra le folte erbacce “che fai costà vattene ora “ Appariva decrepito eppure barba e capelli irsuti e apparivano corvine  e la sua pronuncia era lontanissima dalla nostra. Malgrado la ruvidezza e l'ostilità lasciò schiuso il cancello quel tanto che bastava a passare per un ragazzino smilzo come me, un deliberato invito ad entrare ed io non attesi altro...