Occhi grandi

PIOGGIA ASSASSINA


Stamane la città sembrava avvolta da una strana atmosfera...Non sembrava una qualunque mattinata autunnale, col cielo grigio e con quella pioggerellina così sottile che ti ritrovi bagnata senza accorgertene. No. Stamattina qualcosa era diverso.Imbacuccata per non prendere freddo (perchè se c'è un virus qualunque nel raggio di 100 Km state certi che la prima sfigata che se lo prende sono io!) mi sono diretta alla fermata dell'autobus per andare all'università. Terminato il breve percorso che separa il mio appartamento dalla fermata il cuore ha smesso di battere improvvisamente. In mezzo alla strada, in mezzo alle pozzanghere, al traffico, alla gente che camminava, c'era una macchina, o per meglio dire ciò che restava di una macchina. Un groviglio di metallo e plastica accartocciato, tra le altre auto incolonnate, lì,  sul grande viale alberato che guardo dalla finestra ogni mattina quando mi sveglio.I vetri della vettura erano frantumati e c'erano schizzi di sangue (e Dio sa cos'altro) ovunque, per terra e sui pezzetti di vetro rotto, che luccicavano di un rosso vivo, violento, terribile. Ho trattenuto il fiato convinta di svenire. Guardavo la macchina: una golf, il colore familiare...Troppo familiare e particolare, non nero o grigio metallizato come tante altre, un colore luminoso, strano, pieno di riflessi. Un colore ed un auto che io conoscevo. L'auto del mio ex...sotto casa mia...a un passo dalla fermata dell'autobus che io prendo sempre. Panico. Un ansia che non so spiegare....sono corsa come una matta verso l'auto per guardarla più da vicino, per vedere se qualcuno era ancora intrappolato nella carcassa di quello che sembrava un animale ferito e non una semplice automobile deformata da un urto troppo violento. Un vigile mi ha fermata dicendo che non potevo avvicinarmi. Io come una pazza con le lacrime che mi stavano arrivando a chiedere cosa era successo, chi c'era alla guida...Nessuna risposta."Non può essere lui, non può essere lui, non può essere lui...." continuavo a ripetere a me stessa.Poi, d'istinto, ho guardato la targa....Nonostante la scena raccapricciante, la gente che con disgustosa curiosità si affollava per vedere, per spiare i dettagli di quella tragedia, io ho provato un incredibile (seppur fuoriluogo) senso di sollievo. La targa non era la sua. L'auto non era la sua. Il sangue ovunque non era il suo.Un sorriso sconsiderato ma spontaneo mi si è stampato sulla faccia.Avrei voluto sotterrarmi per questo. Mi sono vergognata di me...E' stato più forte il sollievo di sapere che in quell'auto non c'era lui che la dolorosa compassione per chi, tra quei sedili sporchi di sangue, aveva probabilmente perso la vita.Ho perso l'autobus. Rintronata mi sono incamminata a piedi per il viale alberato  con la testa vuota ed il cuore pesante. Sono andata a lezione ma la mia mente vagava altrove. Se fosse stato lui, magari venuto li per parlare con me, io credo che...Non ci voglio pensare. Non ci devo pensare.Però oggi il mio risveglio è stato dannatamente triste.