inferenze

L'abito


Le restava solo da capire se si sentiva compiaciuta o delusa.Tutto quel baccano le aveva suscitato un sentimento strano, che adesso si sentiva cucito addosso, come un abito di sartoria. Sarebbe stata attenta a non irrigidirsi, ed a capire quali fossero i suoi reali bisogni, ma continuava a sognare del nulla. E del tutto.Come si può continuare a sognare di qualcosa mai accaduto? Se lo domandava e se lo domandava, come se quell'abito di sartoria fosse diventato all'improvviso troppo stretto, come se ciò che le era stato cucito addosso fosse stato audacemente troppo per lei. A volte lo sentiva somigliare ad un saio, un sacco calato dal capo ai piedi, informe e insignificante. A volte lo sentiva stretto come un corsetto, da non poter tirare il respiro, da non consentire ai polmoni di ossigenarsi come dovevano. E sentiva di morire.Pensava che laddove ve ne fosse stato bisogno avrebbe scucito a morsi quell'abito, lo avrebbe fatto, sì, anche domani. In realtà, non ne aveva il coraggio. E se poi gli altri l'avessero giudicata male? Se poi avessero visto ciò che lei non voleva far vedere di sè? Ad un certo punto si rese conto che quell'abito lo aveva invero cucito lei, giorno e notte, primavera dopo l'altra, inverno dopo inverno. Stretto, largo, dimagriva ed ingrassava con lei, risentiva dell'andamento del suo umore, si bagnava con le lacrime e col sudore, si inaspriva con il ritmo serrato del suo cuore, si schiudeva e si celava dietro i respiri profondi.Era lei quella?