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Tragedia sfiorata a Piacenza


E' il 13 agosto. La Besurica è un quartiere della città che rimane ancora contornato da tanto verde, una zona residenziale tranquilla e in periferia. Sono le 9, serata fresca, è appena finito il temporale. Sta tornando il sereno, dalle case si sentono rumori di stoviglie, di televisioni e di chiacchiere tranquille.... poi un rombo e un'esplosione... alcune finestre si infrangono in mille pezzi, le tapparelle precipitano a terra con un botto spaventoso. Attoniti tutti smettono la telefonata che stanno facendo, lasciano il piatto che tenevano in mano ed escono, non capiscono cosa stia succedendo. Fuori lo spettacolo è impressionante, un fumo denso fa da cappello a un fuoco vivissimo, un'esplosione, sembra un film o peggio sembra... l'11 settembre in miniatura... e quando tutti hanno questo stesso pesniero lo stupore e l'incomprensione si trasformano in terrore, in panico. Irrazionalmente gli abitanti si riversano nel campo dove c'è il grande incendio. Ostacolano i soccorsi e vogliono capire cosa è successo poi le forme diventano più nitide: è un aereo grandissimo (un cargo algerino c130 si scoprirà più tardi).Caduto, disintegrato in mille pezzi e per fortuna senza danni alle persone. I morti sono i tre membri dell'equipaggio ma il bilancio poteva essere molto più tragico se avesse anticipato la caduta di qualche metro sprofondando sulle case. Chi accorre ancora una volta dà dimostrazioni della stupidità umana, di quando non si capisce e si compiono sciocchezze, ma forse azioni dettate dall'abitudine di strappare un souvenir da qualunque esperienza bella o brutta che sia (vacanza come tragedia): si prelevano pezzi dell'aereo e si portano a casa come macabri souvenirs della paura e della morte. Piacenza è attonita, pensa, riflette e ringrazia... il pilota algerino che ha tentato in tutti i modi l'atterraggio lontano dalle case, l'eroe buono che ha salvato i piacentini pochi secondi prima di morire