MY WOR(L)D

Un incubo chiamato anoressia


Ho deciso di pubblicare un mio articolo in cui ho intervistato una ragazza che conosco affetta da disturbi dell'alimentazione, è passata attraverso varie tappe, dall'anoressia alla bulimia con diversi gravissimi episodi di autolesionismo e tentativi di suicidio.Un dramma con cui convivono molte persone, una società che non sa ancora capire e affrontare questo problema...G.M. è una ragazza di 22 anni, un aspetto curato, un bel viso, capelli neri, il suo corpo non rivela le sofferenze della sua  anima. Ma l’anima di questa giovane nasconde un travaglio di sofferenza e disperazione che si chiama anoressia e poi bulimia. Un inferno che dura da più di dieci anni, tanto, troppo tempo.In questa intervista dove ho scelto per rispetto alla sua privacy di non riportare il nome, G. ha raccontato come ci si sente afflitti da una malattia difficile e complessa, che molti ancora non capiscono e giudicano come un capriccio delle giovani di oggi di voler fare la dieta per assomigliare alle top model.Lei non si vergogna della sua malattia ma il problema è che ancora oggi non si riesce a parlare liberamente di certe patologie in una società che si chiama civile e moderna ma che ha molti tabù e soprattutto molti pregiudizi dettati dall’ignoranza. L’auspicio e l’augurio a G. ma anche a tutte le persone che come lei soffrono di queste malattie devastanti è quello di recuperare, giorno dopo giorno, rispetto e amore verso il proprio corpo e verso se stesse. Sapresti individuare una causa in particolare che ti ha provocato l’anoressia? “No, non è una sola ragione, è un insieme di cose negative che accumulate possono diventare dei traumi insuperabili. Quando ho cominciato a soffrire di anoressia mi sentivo brutta, inadatta e inferiore rispetto al resto del mondo. In famiglia vivevo una sorta di oasi incontaminata fatta dell’amore dei genitori, un amore intenso ma ossessivo e soffocante. Sentivo caricate su di me tutte le aspettative dei  miei e quando ho capito che non riuscivo a realizzarle tutte sono entrata in crisi”.In che senso?“Nel senso che ho smesso di andare bene a scuola, è nata una mia ribellione, volevo comunicare che io non ero solo l’incarnazione dei desideri dei miei ma ero una persona con sue aspettative e una sua personalità. Una crisi e una ribellione che mi ha portata a poco a poco, a mangiare e vomitare subito dopo. Non un capriccio per dimagrire ma uno sfogo e un appiglio per diventare piccola, fino a scomparire. Ma allo stesso tempo con il mio atteggiamento speravo che qualcuno si accorgesse di me, lanciavo delle richieste di aiuto”.Una situazione che va avanti da più di dieci anni…“Si, ho girato diverse cliniche specializzate sui disturbi psichici e sulle malattie del mio tipo, tutti luoghi dove ho resistito ben poco, luoghi orrendi dove la solitudine e l’abbandono sopraffanno tutto il resto. Adesso sono in una fase diversa, ho recuperato peso, da 35 chilogrammi sono arrivata a 50 che mi danno un aspetto fisico normale ma purtroppo spesso cado nell’abisso delle crisi di bulimia. Mangio tantissimo e poi devo purificarmi, il mio corpo rifiuta quello che ho ingerito. Per me l’ ”abbuffata” è un momento di sfogo, dimentico tutto il resto, il cibo mi dà soddisfazione, non mi abbandona.Ho il desiderio di guarire, ma sento che il muro che devo superare è altissimo, so che finchè non imparerò ad amare me stessa non potrò mai guarire, l’autolesionismo è uno degli aspetti più delicati di questa malattia”.Il fatto che tu abbia deciso di raccontare questa tua storia e il desiderio di guarire sono comunque due aspetti positivi, cosa ti senti di dire alle ragazze che vivono la tua situazione?“Non so dire come guarire perché la strada è ancora in salita anche per me ma credo che cliniche e medicine valgano poco. Anoressia e bulimia sono malattie che lanciano messaggi, la necessità disperata di aiuto e sostegno. La vera cura secondo me è l’amore incondizionato”.