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Post n°30 pubblicato il 19 Luglio 2006 da zarathustra6
E' il pubblico a fare la televisione? Sotto l’ombrellone leggendo riviste è quasi impossibile non incappare nello scandalo di turno o nella velina pizzicata con un calciatore, come è fisiologico, facendo zapping in tv, trovare servizi sull’ultima tendenza o sui tradimenti di attori famosi, abitudine che sta affermandosi addirittura al telegiornale. E anche sui giornali online la situazione non è diversa. Nella home page di Panorama ad esempio, a fianco alle notizie di cronaca e politica non mancano una sezione chiamata Vip e un box intitolato Sussurri e Gossip. Certo il gossip è sempre presente nei settimanali e nelle riviste ma in estate tende a concentrarsi maggiormente, probabilmente perché le persone che tendono a rilassarsi, non hanno voglia di leggere di tragedie o di politica, ma semplicemente di svagarsi leggendo argomenti piacevoli e frizzanti. Ma non c’è solo questa pausa estiva che sta sotto al sovraffollamento del pettegolezzo nei giornali. Al di là di tutto c’è l’atteggiamento delle persone nei confronti dei media che negli ultimi tempi sta cambiando. Ne è testimone il fenomeno chiamato settimanalizzazione dei quotidiani. Anche i quotidiani infatti, per tradizione deputati alla cronaca e alle notizie politiche, stanno accogliendo in misura crescente gossip e notizie soft. La dimostrazione sul piccolo schermo è Studio Aperto, che distribuisce così la messa in onda: un quarto d’ora per la cronaca e la restante metà del telegiornale concentrata su pettegolezzi, ultimi calendari e gli abbigliamenti in del momento. Ma questo fenomeno è generale, senza distinzioni stagionali. Una tendenza che va analizzata a partire dal modo di vedere la realtà da parte delle persone: forse stanche per la spettacolarizzazione delle tragedie, per le foto crude e le immagini agghiaccianti che vengono trasmesse in nome del dovere di cronaca. Per tutti questi aspetti aumenta la domanda di maggiore spazio dedicato a temi leggeri che possano rilassare. Il problema che sorge è se sia giusto da parte dei media assecondare queste richieste di mercato oppure andare contro corrente e proporre informazioni selezionate. E poi c’è il problema qualitativo: un editoriale sulla politica del momento o un reportages dalla guerra è senz’altro ben più costruttivo di un servizio sull’ennesima rottura Arcuri-Montano. Il rischio è quello che assecondare troppo i gusti del pubblico per raggiungere un alto livello di audience possa creare spazi sempre più ampi di programmi spazzatura (di cui il massimo rappresentante è il reality show). Forse i produttori dovrebbero dosare la missione di dare informazione con il dare al pubblico quello che vuole, senza tuttavia concedere troppo. Aspetto non facile, visto che se solo un programma intraprende questa strada, verrà "emarginato" sancendo la sua sconfitta con lo zapping. Se negli anni ’70 numerosi filosofi e sociologi accusavano la tv e ne denunciavano il pericoloso aspetto persuasivo (i teorici della bullet theory o proiettile magico), oggi la situazione sembra ribaltarsi a favore di un pubblico sempre più consapevole e potente, capace di condizionare le scelte di palinsesto a seconda del proprio gusto. |
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