CLUB DEL GAMBALETTO

Post N° 288


.. quante volte a cena con coetanei si inizia a parlare di qualcosa che poi accomuna tutti i commensali.. e si sentono le solite frasi “e vi ricordate quello??” “e il periodo in cui andava di moda quello??” e si diventa tutti fratelli di ricordi…Tanto per fare un esempio.. vi ricordate il faccione a palla da discoteca di quell’orribile umanoide che sciorinava le hit in classifica ogni domenica a Superclassifica show?? E Maurizio Seimandi, l’antesignano del parrucchino?? Oppure vi ricordate tutta la saga de “Alla conquista del west??” la prima telenovela in tv.. (la puntata dove Lara si innamora del pistolero è fantastica)… insomma per farla breve le varie generazioni sono accomunate non tanto dagli eventi storici o politici di importanza significativa (sbarco sulla Luna, caduta del muro di Berlino, Prodi che va in giro in bicicletta) ma da eventi decisamente stupidi che però hanno fatto crescere una fascia generazionale.E se faccio un excursus dei periodi della mia vita (infanzia, adolescenza ecc) rivedo ciò che ha contraddistinto il periodo.. quando abitavo a Roma, per esempio, la moda dilagante tra i ragazzini (avevo 9 anni) era la collezione di autoadesivi… si faceva a gara per chi ne aveva di introvabili e soprattutto in quantità industriali. Ma non si scambiavano come le figurine.. più se ne avevano, anche identici, e più si era fighi! La trafila era.. passare davanti ad un negozio (che all’epoca aveva la porta d’entrata tappezzata di adesivi delle varie cose che vendeva), si entrava e si chiedeva l’adesivo.. io ero molto timida e vergognosa.. e mandavo avanti mia sorella o addirittura mia mamma che, santa donna, riusciva a trovare sempre qualcosa di nuovo.. gli unici adesivi che avevo ottenuto grazie alle mie doti..ehm ehm erano due adesivi ESCLUSIVI regalatimi da un mio allora spasimante, figlio di un noto produttore di prodotti alimentari, il quale si era perdutamente innamorato di me e per far colpo mi aveva braccato fuori da scuola portandomi due adesivi a grandezza umana. Io li avevo presi con aria di sufficienza… ero già stupida allora.. chissà se avessi interpretato il gesto forse ora sarei la signora Insaccatisenzapolifosfati… Poi con il tempo le mode cambiavano e a focalizzare l’attenzione della generazione erano altre cose… durante l’università c’era la mania (alla quale però io non ho mai partecipato) di collezionare le sorprese dentro gli ovetti Kinder.. c’era tutta la saga degli ippopotami, poi delle ranocchie e di altri mille animaletti che rendevano laureandi e studenti di giurisprudenza, lettere e facoltà umanistiche uguali a dei semi ritardati in brodo di giuggiole quando riuscivano a trovare la tartallegra giotto panciotto…Loro, per lo più uomini, compravano ogni giorno una decina di ovetti, li scartavano, rompevano e guardavano la sorpresa (che poi avevano dei nomi da denuncia.. pinco pagella, lina tabellina, gedeone il secchione, augusto bel fuso.. il signor Kinder probabilmente alza un po’ il gomito mentre lavora…).. e l’ovetto frantumato lo mettevano in un bustone a far la muffa.. ma dico???? MA SIETE MATTI??? E da lì io ho iniziato la produttiva, e poco remunerativa, attività di riciclaggio del cioccolato rotto.. eravamo giunti ad un favorevole compromesso.. loro compravano gli ovetti e vedevano la sorpresa.. io mangiavo la cioccolata.. ed ecco perché durante l’università sono ingrassata circa 10 kg! (continua.. e se avete ricordi in comune con una generazione ditemelo che vi “posteggio” nel mio blog)