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Post N° 44


Dove mandare i poeti?di Umberto EcoSu Internet si trova la fuffa peggiore: materiale inerte, esternazioni emozionali da scemi del villaggio, blog di esibizionisti  Un Poets Cafe a New YorkSul 'Corriere della Sera' di sabato scorso è stata aperta una polemica, estiva solo in apparenza. Tutto nasce da una intervista di Nanni Balestrini su 'Liberazione' dove il nostro, incapace di evitare provocazioni anche in età sinodale, lamentando che l'editoria abbia smesso di pubblicare poesia, dice che per fortuna c'è Internet che permette di far circolare le poesie di tutti. Ovviamente Balestrini pensa sia ai siti che antologizzano poeti noti che a quelli che ospitano gli esordienti, e ammette che è difficile orientarsi in mezzo a tanta abbondanza, ma segnala alcuni indirizzi affidabili. Interrogati altri poeti e critici, ne sono venute fuori tre obiezioni principali. La prima (e mi pare sia giusta) che, anche se alcune collane di poesia sono state chiuse, non è vero che gli editori hanno smesso di pubblicare poesia e alcuni tra i poeti più noti (dico contemporanei, non classici) vendono anche 10 mila copie. La seconda (anch'essa giustissima) è che per i poeti giovani che vogliono farsi conoscere ci sono altri canali alternativi come riviste, festival e letture pubbliche. La terza è che, come ha detto un poeta laureato, "se vai su Internet a cercare la poesia, trovi tanto materiale inerte, esternazioni emozionali da scemi del villaggio; i blog sono fatti per lo più da esibizionisti. Si trova la fuffa peggiore, senza un orientamento".Questa terza obiezione non è errata perché su Internet trovi davvero di tutto, ma richiede qualche riflessione ulteriore. Fedele pertanto agli insegnamenti di metodo dell'Aquinate, dopo avere ascoltato le varie tesi sono tentato di stendere il mio 'respondeo dicendum quod'. Certamente le collane di poesia e gli altri luoghi deputati dove chi fa e chi legge poesia si incontrano e si ascoltano, rimangono indispensabili sia per i giovani poeti che per i giovani lettori. Per i primi perché trovano un luogo di confronto dove sono criticati, selezionati e, diciamolo pure, consigliati di cambiar mestiere se (come avviene per la grande maggioranza di quel 90 per cento di esseri umani alfabetizzati che prima o poi è tentato di poetare) sono solo braccia sottratte all'agricoltura. Per i secondi, perché trovano chi fa loro da filtro e da garanzia. Un giovane innamorato della poesia di solito può accettare come buoni versi anche quelli che non lo sono, o che di altri buoni versi sono solo ricalchi, mentre se va a cercare poesia in una collana di un certo prestigio sa che, nella misura in cui ci si può fidare dei giudizi di gusto, quello che legge è stato approvato da qualcuno che si suppone abbia il gusto particolarmente educato.Ricordo i miei anni di liceo passati in una città di provincia, dove potevo al massimo conquistarmi alcuni libri dello Specchio mondadoriano, e leggevo però tutte le settimane 'La fiera letteraria'. C'era una rubrica in cui (così come in altre riviste c'era la posta del cuore) si pubblicavano brevi brani di opere poetiche inviate dai lettori, accompagnate vuoi da elogi, vuoi da incoraggiamenti, vuoi addirittura da correzioni, vuoi da terribili stroncature. Tutto avveniva secondo i criteri poetici dell'epoca e i gusti dell'anonimo recensore, ma per me era stata una grande lezione critica, un invito a valutare lo stile e non i buoni sentimenti, il cui primo risultato (di cui le patrie lettere dovrebbero essere grate alla 'Fiera') è stato di indurmi a buttare nel cestino i versi miei.È possibile che esistano siti Internet che possano svolgere oggi la stessa funzione? Si potrebbe obiettare che per una 'Fiera letteraria', che era l'unico settimanale di lettere ed arti che allora un giovane potesse trovare in edicola, Internet offre 10 mila siti analoghi, e quindi sorge anche in questo caso il dramma dell'impossibilità di selezionare. Però ricordo che anche ai tempi miei circolavano (gratis) rivistine per poeti a pagamento, eppure in qualche modo (o per fiuto o per consiglio di qualcuno) avevo capito che ci si doveva fidare più della 'Fiera' che di quegli altri fogliacci. E così potrebbe avvenire per la poesia su Internet. Siccome hanno ragione quelli che dicono che esistono i festival e le riviste, si presume che un poeta e un lettore di poesia seri possano ricevere le giuste indicazioni per orientarsi sui siti attendibili.E gli altri? E gli 'scemi del villaggio', e i navigatori compulsivi che non si staccano dal computer e non sanno che esistono le riviste e i festival? A morte, come è sempre avvenuto anche prima di Internet, quando schiere di lemming poetici sono caduti nelle fauci delle 'vanity press' e dei premi fasulli pubblicizzati sui giornali, e sono andati a ingrossare le fila di quell'esercito sotterraneo di autori a proprie spese che marcia parallelo al mondo 'ufficiale' delle lettere, e da esso ignorato lo ignora. Con il vantaggio che, potendo pubblicare su Internet i loro samisdat, i cattivi poeti non andranno a ingrassare gli sciacalli della poesia. E con la possibilità, siccome la bontà dell'Altissimo è infinita, che anche in quel brago infernale possa talora sbocciare un fiore.