OCHIDEA BLU

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Sapete quanto ognuno di noi impiega a giudicare una persona? Poco più di un battito di ciglia, un decimo di secondo. Non è un problema di superficialità, è proprio un fatto scientifico legato a come funziona il nostro cervello. In pratica quando incontriamo una persona nuova e cerchiamo di farcene un’idea succede che siamo condizionati dai nostri ricordi, dalle nostre esperienze, dai nostri schemi mentali, e così via. Una volta incasellato ed etichettato il nostro nuovo amico, se riceviamo nel corso dei minuti successivi informazioni diverse dall’idea che ci siamo già fatti, o non le prenderemo in considerazione, oppure troveremo il modo di farle rientrare forzatamente nella casella che abbiamo già creato. Ho scritto questa premessa per raccontarvi che oggi, al mare (adoro andarci in questo periodo perché la spiaggia di Mondello è meravigliosa … e il sole di Settembre mi accarezza con tanta dolcezza …) ho visto un ragazzo, direi anche un bel ragazzo, che mi pareva di conoscere.
Aveva tutto il petto e le braccia tatuati, ho pensato che fosse un musicista o un ballerino … poi improvvisamente mi si è aperta la finestra:ma certo! Quel tipo era un impiegato della banca, dove mi reco di solito. Ho provato a visualizzarlo con giacca, camicia e cravatta e … si era lui, ma vestito ovviamente i tatuaggi non si vedono. Così mi sono chiesta se affiderei i miei soldi a una persona tutta dipinta in quel modo. Forse no, o forse sì, ma dopo averla conosciuta meglio. E voi? Non è cattiveria ma, come vi dicevo, è un meccanismo che, dai tempi delle caverne a oggi, la nostra mente ha finito per semplificare. In pratica questo meccanismo ci dice che normale = positivo. Che cosa sia o non sia normale … bè … questo ognuno naturalmente lo stabilisce in base all’ambiente, dove vive, alla sua etnia, eccetera. Insomma, chi più chi meno, siamo un po’ tutti vittime di questo tipo di “pre-giudizio”, ma ciò non significa che dobbiamo subirlo o non cercare di contrastarlo. A me è capitato qualche volta, per esempio di conoscere sul lavoro persone che sul momento non sono state troppo simpatiche. In seguito le ho rincontrate in un ambiente diverso, che so a una cena o durante un viaggio, e quando abbiamo avuto tempo di conoscerci meglio mi hanno mostrato un volto diverso e mi sono piaciute, Infatti spesso è anche la fretta che impera sulla nostra vita a farci giudicare persone e cose in maniera sommaria. Allora come possiamo fare? Come in tutte le cose ci vuole un po’ di buona volontà: se possibile,meglio contare fino a dieci e prendere una pausa di riflessione, prima di sparare a zero su qualcuno. In fin dei conti potrebbe capitare anche a noi di essere oggetto di un giudizio affrettato e la cosa senz’altro non ci farebbe gioire. E poi ci vuole anche un po’ di saggezza “il prossimo, anche quello apparentemente più lontano da noi, può avere qualcosa da insegnarci, ma come facciamo a saperlo se non gli concediamo … una seconda impressione”? .