GIAN MARIO VILLALTA, IMMAGINO UN CAMPO APPENA ARATOImmagino un campo appena arato, la terra fresca ancora e l'ora del tramonto che si avvicina con una nebbiolina sotto i pioppi, un alito dai fossi, una carezza che viene lenta e sente di selva, lontananza e marzo.Immagino che sono vestito di biancodisteso nel solco, la terra tiepida, l'orizzonte a raso,grandi onde che il nero fa dove guardo.Che sollevo una mano, immagino, muovo le ditasullo sfondo del cielo e una nuvola non è piùlontana, non è più vicina, irraggiungibilicome se avessimo dove stareperduta ogni naturalezza, e sapessimofinalmente amare i prezzial minuto, gli interessi passivi, le date di scadenza.VERSI TRATTI DA: QUADERNARIO - Ventisette poeti d'oggi e un omaggio a Giuseppe Piccoli a cura di Maurizio CucchiLietoColle, 2013
per mano al dolore
GIAN MARIO VILLALTA, IMMAGINO UN CAMPO APPENA ARATOImmagino un campo appena arato, la terra fresca ancora e l'ora del tramonto che si avvicina con una nebbiolina sotto i pioppi, un alito dai fossi, una carezza che viene lenta e sente di selva, lontananza e marzo.Immagino che sono vestito di biancodisteso nel solco, la terra tiepida, l'orizzonte a raso,grandi onde che il nero fa dove guardo.Che sollevo una mano, immagino, muovo le ditasullo sfondo del cielo e una nuvola non è piùlontana, non è più vicina, irraggiungibilicome se avessimo dove stareperduta ogni naturalezza, e sapessimofinalmente amare i prezzial minuto, gli interessi passivi, le date di scadenza.VERSI TRATTI DA: QUADERNARIO - Ventisette poeti d'oggi e un omaggio a Giuseppe Piccoli a cura di Maurizio CucchiLietoColle, 2013