l'arte non prescinde il panino o, con maggiore precisione, la poesia non prescinde la rosetta. di me, sfondata di poesia (uno degli ultimi complimenti ricevuti, forse uno dei più crudi e carnali mai ricevuti sopra una passione), elaboro due piani esistenziali: uno profondamente volatile, aereo, leggero, e l'altro tutto di buon vecchissimo fango (che solo a pensare chissà chi sarà stato il fango mi piglia magone).e di nuovo, per l'ennesima volta durante il corso di questo anno, secundum calandarium, mi trovo di fronte a fatti che mettono chiaramente l'accento sulle necessità materiali rispetto a quelle spirituali.e non starò certo qui a pesare se valga più l'endecasillabo che la michetta, particolarmente se a deficitare di essenziale è il mio prossimo piccino.quindi agisco, assieme alla mia famiglia, agli amici, sostituiamo e costruiamo, reti contenitive e piccolissime salvaguardie minime. ebbene, se è vero come è vero che in me albergano più modi, certo è che alla resa dei conti, il modo che mi viene tirato fuori più spesso e a forza è quello di garanzia per piccoli minimi, decorosi. la povertà si aggira insidiosa è afferra chiunque, è che non siamo più abituati a sbrigarla come un dato di fatto: pare che prima la si debba capire...intanto manca il pane (proprio il pane) a qualcuno, magari troppo spesso.non parrebbe possibile, nel mio caro nord est privilegiato, eppure la richiesta diventa sempre più quotidiana ed urgente."mi tocca" dirlo qui, lontano a sufficienza dalla realtà, così da non costituire intralcio. con occhi commossi di lacrime arrabbiate e grosso nodo in gola che, come adulta, colgo la profonda poeticità del panino al formaggio, talché il mattino di ogni giorno nuovo mi armo di versi per sopravvivere e osservare cercando di far silenzio, il più possibile.p
l'arte nel panino
l'arte non prescinde il panino o, con maggiore precisione, la poesia non prescinde la rosetta. di me, sfondata di poesia (uno degli ultimi complimenti ricevuti, forse uno dei più crudi e carnali mai ricevuti sopra una passione), elaboro due piani esistenziali: uno profondamente volatile, aereo, leggero, e l'altro tutto di buon vecchissimo fango (che solo a pensare chissà chi sarà stato il fango mi piglia magone).e di nuovo, per l'ennesima volta durante il corso di questo anno, secundum calandarium, mi trovo di fronte a fatti che mettono chiaramente l'accento sulle necessità materiali rispetto a quelle spirituali.e non starò certo qui a pesare se valga più l'endecasillabo che la michetta, particolarmente se a deficitare di essenziale è il mio prossimo piccino.quindi agisco, assieme alla mia famiglia, agli amici, sostituiamo e costruiamo, reti contenitive e piccolissime salvaguardie minime. ebbene, se è vero come è vero che in me albergano più modi, certo è che alla resa dei conti, il modo che mi viene tirato fuori più spesso e a forza è quello di garanzia per piccoli minimi, decorosi. la povertà si aggira insidiosa è afferra chiunque, è che non siamo più abituati a sbrigarla come un dato di fatto: pare che prima la si debba capire...intanto manca il pane (proprio il pane) a qualcuno, magari troppo spesso.non parrebbe possibile, nel mio caro nord est privilegiato, eppure la richiesta diventa sempre più quotidiana ed urgente."mi tocca" dirlo qui, lontano a sufficienza dalla realtà, così da non costituire intralcio. con occhi commossi di lacrime arrabbiate e grosso nodo in gola che, come adulta, colgo la profonda poeticità del panino al formaggio, talché il mattino di ogni giorno nuovo mi armo di versi per sopravvivere e osservare cercando di far silenzio, il più possibile.p