odeon 4.0

elegia


ART TATUMELEGY   PAOLO CONTEELEGIA Avevo una passione per la musica di ruggine nerastra tinta a caldo di caligine metropoli le tentazioni andavano e venivano cosa farò di me? guidavo nella notte ferma immobile friabile venivo da una valle dove annuvola nell'umido sentivo sulle spalle un bel solletico tu cosa vuoi da me? lasciando alla mia infanzia ogni ingenuità sensibile l'amore è uno stregone un fuoco isterico magnifico carezza di una mano che semplifica cosa sarà di me? l'abbraccio adulto in un silenzio scenico visibile l'incendio è la stagione delle tenebre bellissime avevi fatto in aria un incantesimo tu cosa sei per me.  
 
ANDREA ZANZOTTODIRTI NATURA Che grande fupoterti chiamare Natura -ultima, ultime letturein chiave di natura,su ciò che fu detto naturae di cui sparì il nomenatura che poté aver nome e nomiche fu folla di nomi in un sol nomeche non era nomeAl labbro vieni mia ultima, sfinita goccia di possibilità di dirti natura -non hai promesso né ingannato, perchémai fu natura - mai fu - ma vienigocciola o lacrima scaturisci dal labbro-natura tu pura impura pertinenza dis-pertinenzadi nomenclatura ardente e vanaspenta e sacramentana tu sbagliata letturaora travolta in visura di loschi affarifatta da bulbi oculariincendiatidal re di denariversi da sovrimpressioni, Milano, Mondadori, 2001    
 
 
 
  NEW ORDER ELEGIA   fuck nota in flusso di coscienzail dio della bellezza mi copregli occhi con pietà e mi riempiesino a farmi traboccare.la sua pietà è salubre, non contieneattese di "resi" vuoti o pieni.il seme delle parole, le radici di scambi lenti,incentrati sull'ascolto attentosembrano creare confusione, in realtà tutto è ben chiaro ma inarrivabile.così "elegia", questo antichissimo termineelargisce possibilità espressive infinitamenteci sono parole che, a tenerle tra le labbra,oppure appiattite tra lingua e palato,o tra i denti serrati, mi portano in altri luoghi,luoghi di possibilità e da esplorare,senza reticenze, luoghi benedetti dadio della bellezza. temi difficili, temidolorosi, dolci oppure semplici, sono fonte limpida.il dio della bellezza tiene ben poggiatele proprie mani su questi miei occhi eper qualche istante si fa chiara lapercezione del tutto, per poi sparirenella non memoria: restano doni,a piene mani, mari verticali, di infiniti orizzonti che esplodono colori e soprattuttoun profondo, accogliete nulla ricchissimo.