MARK STRAND -VERSI PER L'INVERNO- Di' a te stesso mentre si fa freddo e il grigio precipita dall'aria che continuerai a camminare, a sentire la stessa canzone, non importa dove ti trovi - nella cupola del buio o sotto il bianco screpolato dello sguardo della luna in una valle innevata. Stasera mentre si fa freddo di' a te stesso ciò che sai, che non è niente altro che una canzone suonata dalle tue ossa mentre continui ad incedere. E sarai in grado per una volta di sdraiarti sotto il minuscolo fuoco delle stelle invernali. E se capita che non puoi continuare né tornare indietro e ti trovi dove sarai alla fine, di' a te stesso in quel definitivo fluire del freddo nelle membra che ami quello che sei. CORREDO POETICO: TOBIAS/G"Tre furono le lacrime. E l'inverno s'avvitava su se stesso, come un gioco in tilt, un bacio. Tre rimasero i solchi lungo le guance e mentre le osservavo non dimenticavo il cielo e il mio punto cardinale, commosso, addirittura, dall'aria sul volto. E spinto più in là senza dimenticare nessuno." VIVIAN MAIER, NEW YORK 1953, ACCOMPAGNATA, IN COSTANZA, DA PROFONDA SOLITUDINE
in quel definitivo fluire del freddo
MARK STRAND -VERSI PER L'INVERNO- Di' a te stesso mentre si fa freddo e il grigio precipita dall'aria che continuerai a camminare, a sentire la stessa canzone, non importa dove ti trovi - nella cupola del buio o sotto il bianco screpolato dello sguardo della luna in una valle innevata. Stasera mentre si fa freddo di' a te stesso ciò che sai, che non è niente altro che una canzone suonata dalle tue ossa mentre continui ad incedere. E sarai in grado per una volta di sdraiarti sotto il minuscolo fuoco delle stelle invernali. E se capita che non puoi continuare né tornare indietro e ti trovi dove sarai alla fine, di' a te stesso in quel definitivo fluire del freddo nelle membra che ami quello che sei. CORREDO POETICO: TOBIAS/G"Tre furono le lacrime. E l'inverno s'avvitava su se stesso, come un gioco in tilt, un bacio. Tre rimasero i solchi lungo le guance e mentre le osservavo non dimenticavo il cielo e il mio punto cardinale, commosso, addirittura, dall'aria sul volto. E spinto più in là senza dimenticare nessuno." VIVIAN MAIER, NEW YORK 1953, ACCOMPAGNATA, IN COSTANZA, DA PROFONDA SOLITUDINE