odeon 4.0

azzurrezza ovvero attitudine all'azzurro


MARK STRAND WHAT IT WAS  IEra impossibile da immaginare, impossibileda non immaginare; la sua azzurrezza, l'ombra che lasciava,che cadeva, riempiva l'oscurità del proprio freddo,il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi ideadi se' descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia,una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinitodi minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa cheaffoga in se', qualcosa che va, un'alluvione di suono, ma menodi un suono; la sua fine, il suo vuoto,il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade,e si alza, inavvertito, e cade ancora, e cosi' sempre,e sempre perché, e solo perché, essendo stato, era...IIEra l'inizio di una sedia;era il divano grigio; era i muri,il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cuii ruderi di luna le crollavano sulla chioma.Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannavagli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bavadi stelle sulla riva. Era l'ora che pareva direche se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avrestimai più chiesto nulla. Era quello. Senz'altro era quello.Era anche l'evento mai avvenuto - un momento tanto pienoche quando se ne andò, come doveva, nessun dolore riuscivaa contenerlo. Era la stanza che pareva la stessadopo tanti anni. Era quello. Era il cappellodimenticato da lei, la penna che lei lascio' sul tavolo.Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era comesedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello.da West of your citiesw, a cura di M. Strand e D. Abeni - Minimum fax Editore epimetea certo eretica:provo delizioso senso di vertiginenel praticare il sacro naturale, completezza senza vincoli,senza attese, momento in cuinon esistono gli ossimori esistenziali.sono il vuoto che lascio, il tempo tra unanota e quella successiva, sono nell'ariache carezza la terra. e si rinnova, si rinnova, si rinnova, eco