MARK STRAND - A SE STESSO -Così adesso sei venuto da me senza sapere perché, né perché stai seduto sull'imbottitura rossa di una sedia orribile, (la furtiva inclinazione rivelatrice della luce trasforma i capelli (in grigio argento; né perché hai scelto questo attimo per mettere lo scrivere di anni sullo scrivere di nulla; tu che strizzavi gli occhi, lanciando uno sguardo nell'aria levigata dello specchio del (corridoio, e dicevi che eri mio, tutto mio; che mi imploravi di scrivere, ma sempre ovviamente di te, senza dire mai a che scopo; che solevi sussurrarmi all'orecchio solo le cose che volevi sentire; che vieni da me adesso e dici che è tardi, che gli alberi si inclinano al vento, che scenderà la sera, come se ci fosse qualcosa che volevi sapere, ma per anni ti eri dimenticata di chiedere, qualcosa che aveva a che fare con il sole che cade obliquo su (un tavolo, un braccio che si solleva, una faccia che si volta, e in lontananza un'automobile che scompare oltre la collina.
così adesso
MARK STRAND - A SE STESSO -Così adesso sei venuto da me senza sapere perché, né perché stai seduto sull'imbottitura rossa di una sedia orribile, (la furtiva inclinazione rivelatrice della luce trasforma i capelli (in grigio argento; né perché hai scelto questo attimo per mettere lo scrivere di anni sullo scrivere di nulla; tu che strizzavi gli occhi, lanciando uno sguardo nell'aria levigata dello specchio del (corridoio, e dicevi che eri mio, tutto mio; che mi imploravi di scrivere, ma sempre ovviamente di te, senza dire mai a che scopo; che solevi sussurrarmi all'orecchio solo le cose che volevi sentire; che vieni da me adesso e dici che è tardi, che gli alberi si inclinano al vento, che scenderà la sera, come se ci fosse qualcosa che volevi sapere, ma per anni ti eri dimenticata di chiedere, qualcosa che aveva a che fare con il sole che cade obliquo su (un tavolo, un braccio che si solleva, una faccia che si volta, e in lontananza un'automobile che scompare oltre la collina.