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Sapessi com'è strano incontrare certa gente a Milano


Vi ho mai parlato della coppia del tram?Si? No? Ok, nel caso mi ripeterò, tanto probabilmente se mi state leggendo è perché non avete niente di meglio da fare.Li incontravo regolarmente ogni volta che uscivo in ritardo di dieci minuti dal mio solito orario.La prima volta li ho notati per via della differenza di altezza, che li rendeva un po' buffi.  Sul metro e settantacinque/ottanta lei,  poco più di un metro e sessanta lui.Entrambi sulla quarantina, decisamente non belli.Lei: il viso pieno di couperose, capelli corti neri, un ombrello a presso anche quando non sembrava stesse per piovere, vestita sempre sul classico, mocassini ai piedi.Lui: paffuto, lievemente calvo, addosso sempre lo stesso giubbotto husky beige, indiscutibilmente retrò. Mi colpì il reciproco abbinamento di abbigliamento e espressioni e gestualità.Passavano tutto il tragitto a dirsi pochissime parole, lui a leggere  il giornale e lei seduta accanto, sempre sugli stessi posti, leggendo con lui, stretta al suo braccio.Comunicavano serenità ma di quella serenità calma, pacata, quasi noiosa e ancorata alle abitudini di una vita.Nessuno dei due portava la fede.E così mi sono messa a fantasticare, ho pensato potessero essere una coppia di amanti, ho pensato stessero fuggendo da qualcosa o da qualcuno, che quelli fossero gli unici momenti passati insieme,che dopo aver dormito stretti stretti, prendessero il tram prima di salutarsi e tornare ognuno alla propria esistenza.Oppure ho pensato fossero fidanzati da tanto tempo, diventati come fratelli, di quelli che non riesci a  fare più a meno dell’altro ma le cui labbra hai smesso di baciare,o ancora che avessero trovato la ricetta per la felicità a due, quella discrezione, quel silenzio, quella eleganza e quella tenerezza, lui che ogni tanto si voltava, e le dava un bacio sulla fronte.Mi piaceva, incontrarli. Osservarli. Quando mi dirigevo alla fermata del tram , trafelata e in ritardo pensavo “oggi incontro la coppia del tram”, e loro puntuali stavano lì. Già ad aspettare. Con quella buffa differenza d’altezza.È diversi giorni che mi capita di uscire tardi. Lei è lì, che aspetta.Sola. Col suo ombrello, la sua couperose, le sue gambe lunghe.Dove è finito l’uomo della coppia del tram?Si sono separati? Ma lei ha sempre la solita espressione calma e serena. Dovrebbe essere affranta, no? Dimagrita, aria dismessa,  mutata in qualche modo. È così che ti fa la fine di un amore, no?Dove accidenti è  finito lui?Ha trovato delle labbra da baciare? Ha cambiato orario di lavoro?Legge il giornale da solo, col braccio libero, in quale luogo?Si strugge nella completa solitudine perché lei un giorno ha deciso di lasciarlo? Lasciare qualcuno. Che brutta parola, lasciare.Ci sono infinite probabilità  …Mi è venuto in mente che in un certo senso, la letteratura ci ha rovinato (oh, eresia!). la musica, anche.Hanno rovinato il concetto di amore.Ci hanno insegnato a vedere l’amore come tormento e dramma e sofferenza e complicanza, e invece l’amore quando c’è è semplicità ed è benessere e gioia e scivola via che è una bellezza.L’amore potrebbe essere due persone che ridono sotto una coperta che li avvolge, sufficientemente grande da coprire entrambi.