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A domu


Una volta lessi in questo post di un blog che seguo spesso,un pezzo molto bello che l’autore dedicava alla sua città natale.Vi riporto la frase che mi ha colpito: io amavo palermo. ma palermo non mi ha voluto. mi ha rifiutato. e questo non glielo perdonerò mai. mai. sappiamo essere molto vendicativi, noi palermitani.  Ecco, ora togliete Palermo. E metteteci Cagliari.Avrete le mie stesse sensazioni.Sensazioni che provo sempre, continuamente, nei giorni e negli attimi che precedono il mio ritorno e durante la mia breve permanenza sull’isola.Le provo mentre preparo la mia piccola valigia blu,mentre l’aereo atterra e io riconosco lo stadio, il centro commerciale, lo stagno, e sento una morsa al cuore. Proprio al centro del petto.Le provo quando ricevo l’sms delle mie amiche di sempre:“stiamo lavorando per te! Alla cena cosa preferisci mangiare, pesce, carne, pizza o cavoli?” Soprattutto,le provo quando incontro le ex colleghe, impantanate in un posto di lavoro che odiano, senza nessuna alternativa, vittime dei deliri di onnipotenza di capetti esaltati.Quando guardo i paesaggi aridi e desolati,quando assisto a sogni che crescono fragili e muoiono calpestati.E quando vedo gli amici che amo rassegnarsi a una vita programmata, decisa, stabilita non da loro, ma verso cui hanno semplicemente chinato il capo, con una impercettibile alzata di spalle, hanno detto – così sia.E così sarà.  Quanto è bella, la mia Cagliari. Col suo vento, il suo odore di mare, le sue salite e le sue discese. È casa mia. Ma non posso perdonarla.