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Cose che non passano


V. si è sposata sabato scorso.Era splendida sul suo abito bianco e i suoi riccioli morbidi.Non ha smesso un attimo di sorridere, in chiesa, al pranzo, alla sera.Sorrideva, V. luminosa e chiara.Mi sono ricordata delle nostre conversazioni degli ultimi mesi, io che facevo la parte della laica, della emancipata, della superdonna, e non riuscivo a capire la sua scelta di castità e donazione a Dio.Mi ascoltava, dolce, poi parlava e tutto sembrava avere un senso. M. invece è fidanzata da 8 anni.Sono 8 anni che aspetta un gesto, una conferma di questo amore.Una convivenza, un matrimonio, un figlio. Lui ama troppo la sua carriera, e sono 8 anni che gira il mondo e le chiede di aspettare.Lei da 8 anni aspetta.Mi ha detto che il peso dei compromessi alle volte sembra schiacciarla, pensa di soccombere. Poi lo guarda. E non ce la fa. Perché lo ama da matti, come per il primo giorno, se non di più.Non può stare senza di lui e non si vergogna ad ammetterlo. Lo voglio e basta. Mi dice, secca. Con quell’espressione lì che ti fa capire che non ammetterà contraddizioni.E. si è laureata a marzo dell’anno scorso. Lettere moderne. 100 e lode.Una breve parentesi al servizio civile informa giovani di Cagliari.Ora è disoccupata da più di 7 mesi.Per racimolare qualcosa si è messa a fare delle sculture con il gesso. Le espone ogni domenica mattina al mercato del bastione.Il giorno prima che ci incontrassimo mi ha detto che aveva fatto un colloquio di lavoro per un negozio di ottica. La mansione non le è stata specificata.C’erano altre 50 persone insieme a lei, quasi tutti laureati.Chi le ha fatto il colloquio le ha detto che cercavano persone motivate e grintose.Le hanno chiesto perché mai avesse scelto lettere come facoltà, si è messa a ridere e ha risposto:“perché ho sempre desiderato lavorare in un negozio di ottica!”Mi sono congratulata con lei, abbiamo riso, ci siamo bevute una birra e le ho dato più volte il mio appoggio per farla venire a Milano.Ma il tono della mia voce era flebile, poco convinto, stanco.Deve averlo capito, che infondo vie di fuga non ce ne sono. C’è stato un silenzio di qualche secondo, mentre sorseggiavamo la birra.“che merda” ha detto piano. Non ho potuto far altro che annuire. Amo le mie amiche, sono bellissime. Coraggiose. Caparbie.Qualsiasi cosa potrò fare per loro, non sarà mai abbastanza.Mi mancano, in questa Milano dalle giornate piene ma vuote, dalla solitudine palpabile.