Odisseandoland

lastre


l'acqua rimasta nell'innaffiatoio del cimitero è calda. sembra quasi una violenza innaffiare il vaso di fiori con quella. violenza ai fiori, intendo.il selciato acciottolato è bianco d'un bianco asfissiante. sembra quasi che a camminarci sopra lo scrocchio sia più secco. asciutto.esco. l'asfalto esala visioni di aria che ondeggia verso l'alto. a guardar lontano sembra vi sia una lastra sagomata tra te e le cose lontane.i riflessi sono appannati, come ci fosse anche lì una lastra tra la ragione e l'istinto che ti muove ad azionar atteggiamenti e parole. dicotomie che sembrano più evidenti, allargate. oggi.hanno vomitato addosso una sottile acredine repressa. dall'orgoglio, dal senso di pseudoinferiorità consciamente negata, da un affettività mai nata. repressa e mascherata dal vivere nella quiete del convivere vicini.mi fa poco piacere e reagisco con altrettanta acredine anche se non sono ne sono coinvolto in prima persona. reagisco per senso di protezione filiale: il meccanismo a volte si ribalta.dicotomie tra quello che è il rapportarsi quotidiano. e un piccolo sforzo che manca a tutti per rapportarsi un poco meglio.reagisco con supponenza, negando tronfio il discutere delle ragioni che potrei comunque spendere.dall'ottobre scorso gli scazzi sono stati derubricati. ci vuole altro per farmi stare veramente di merda. reagisco ma c'è la lastra sagomata tra la ragione e l'istinto. vedo offuscato e col tremolio come a guardar lontano sopra l'asfalto.reagisco e mi viene da scrollarmi di dosso quest'afa interiore. cinico.