Odisseandoland

outing


questo è un post un po' complicato. sono stato in dubbio se scriverlo o meno per un po'.mi pare ovvia la decisione, se son quivi.oggi sono stato ad una festa in montagna, un alpeggio sopra la mia hometown lacustre. noi le si chiama "castagnate", alla fine si mangiano appunto le castagne caldarroste [che poi fermentano nello stomaco, ma è altra storia questa...].questa festa è organizzata da un gruppo di ... diciamo "amici della montagna". è un sodalizio nato un po' per caso, quaranta e più anni fa. per una serie di concause mio padre ne è stato da sempre il presidente storico.lo scorso anno, proprio l'omologa domenica d'ottobre, vi fu la stessa di oggi. io non vi partecipai, decisi all'ultimo momento di rimanermene a milano.mio padre fu al solito uno degli ultimi a scendere dal monte, contento come alla fine di ogni festa del genere.il giorno dopo venne ricoverato in ospedale. lui si sentiva benone, il problema era l'ittero comparso improvviso. diventò tutto giallo. solitamente in questi casi c'è di mezzo il fegato.infatti.tornò a casa dopo una quindicina di giorni. senza più nulla da fare.se ne andò quindici giorni dopo. un mese esatto dopo la festa. non ne seppe mai nulla, riuscimmo a far passare il tutto come una bruttissima infezione epatica. se ne andò di notte.il giorno del funerale si fermò praticamente l'hometown. a suo modo [molto diverso da come approccio io] faceva un sacchissimo di cose. il paese è piccolo, ci si conosce un po' tutti. qualcuno era un po' più conosciuto.tra pochi giorni sarà passato un anno da quando mi dissero come stavano le cose. è uno di quei punti angolosi della propria esistenza. c'è un prima e c'è un dopo quell'attimo.ecco, appunto. è passato un anno, ho fatto il giro del calendario. da adesso in avanti, ogni ricorrenza, ogni situazione, ogni evento in cui era coinvolto sarà già stata vissuta almeno una volta dopo, senza. forse mi sbaglio, ma ci si sentirà un po' meno spaesati.[questo nonostante è ormai chiaro il perché non mi faccia impazzire l'idea dell'autunno che viene, e il freddo che calerà fuori. del fatto abbia una gran voglia ancora di primavere e di estati]a 'sto punto perché lo scrivo qui? ora?perché se son tornato a scrivere qui sistematicamente è perché a gennaio di quest'anno ho cercato un modo per contestualizzare un sacco di pensieri che ormai da qualche mese giravano in maniera diversa. con priorità, importanze, punti di vista diversi. ci ho preso gusto e i post si sono succeduti molto più frequenti. con anche le immancabili tentazioni di mollarlo, il blogghe.[qualche post di poco meno di un anno fa racconta già questa situazione. ma sento viva la metà di gennaio come il periodo in cui questo blogghe è partito convintamente]peraltro non avevo mai scritto bene che fosse successo. come se prima la cosa mi sembrasse troppo intima, riservata. va bene il mood. ma il dettaglio era cosa da non rendere così pubblico.qualcuno della sparuta truppa che passa di qui sapeva. altri ci si conosce extrablogghe, da prima.ora. boh. mi è venuto di eliminar la vestigia.e soprattutto perché mi piaceva comunicare questo tentativo di nozze verso l'ottimismo. mio padre lo era, pure troppo. abbiamo avuto i nostri bei scazzi generazionali. lui ha passato lustri a non capire i miei parossismi paraintellettivi. io ho passato lustri a prendere le distanze da un po' troppe cose sue. per certi aspetti non sono stato affatto il figlio perfetto, anzi.poi le cose cambiano, ovvio. poi le persone se ne vanno in fretta, a volte.e in quel mese, e dopo, mi è parso di capire come fossi ben in grado di riuscire a svangare situazioni moderatamente di merda, e oltre. cosa che prima non avrei pensato, troppo spesso impegnato a compatirmi l'ombelico.sto leggendo lentamente un libro sulla psicologia positiva, su come costruirlo, l'ottimismo. e ho scoperto un sacco di cose che a lui riuscivano istintivamente. a me no. ma ho capito come poterle coltivare. mi piacerebbe pigliarmi quello in eredità. o portar avanti, foscolianamente. anche alla luce di alcune potenzialità che non pensavo di avere. scoperte proprio in quei giorni. giorni ovviamente tristi, ma in cui ho riacquistato il ruolo di figlio [senza darglielo troppo a vedere, non si doveva fargli capire la ferale eccezionalità di quei giorni], da rompicoglioni ribelle di prima.ecco. è passato [per quel che mi riguarda] un anno. la calenda ha fatto un giro completo. e nonostante i cazzi che sono successi comunque, è come se da allora guardassi le cose con più speranza. sembra un paradosso. forse lo è.tecnicamente è come se il blogghe, questo blogghe, finisse qui. come se la valvola di sfogo vestigiale ormai non servisse più. vestigialmente, intendo.vorrei trovar il guizzo per ricreare un altro nicchke. un altro blogghe. per continuare a scriver facezie. ma col gusto di farlo. non so se e quando riuscirò. vedarém.