In una citta' veloce il traffico e' un momento di riflessione, un momento catartico quasi come le preghiere alla domenica.
In qualche modo gli insulti a "quelli che" e finite voi la frase, sono dirette espiazioni di rabbia e frustrazioni di una vita veloce, che senza il traffico non rallenterebbe neanche tornando a casa.
Quando e' l'ultima volta che ho chiamato a casa mia senza guardare l'orologio?
Quando e' l'ultima mattina che mi sono alzato senza sveglia?
Io prendo la metro, e il traffico non c'e'. Non rallento, anche quando ho tra i memo dell'agenda le docce per la settimana, per poi finire come ora, che di tutta l'agenda rimuovo in blocco le cose alla settimana successiva con i muscoli del cervello atrofizzati.
Atrofizzati da cosa? Come le gambe di un corridore...
Percorro questa questa strada cosi' veloce, con la stessa velocita' con cui ceno, distratto pensando al dopo.
E poi chiedendomi ma ho mangiato stasera? Cercando nel cestino gli indizi di qualcosa, dimenticando la strada che ho fatto con chi ero in macchina, con la mente a dopo, a domani, che quando arriva e' gia passato.
Forse ecco a che serve il traffico che rallenta e che porta il domani all'oggi piano piano senza fretta, senza che me ne accorgo, rallentando proprio li, dove corro dimenticandomi del presente.
Ps chi ti ama guarda in modo diverso, sente in modo diverso.
Due righe dalla mia sorellina:
"Riprendi a fare le cose che ti piacciono. riprenditi il sorriso. questo è l'unico consiglio che mi sento di darti!"
Ciao patati' grazie per l'orecchio prestato.
Sono rientrato a Londra :D