Relative

nuvolaglie [ma son più in alto io]


c'è stato un attimo che le nuvole sembravano volersi scatenare dal lago. e arrampicarsi su per la montagna.ed io le ho viste dall'alto. che a pensarci bene non è una cosa che rientra nei canoni della normalità [che ne so, tipo uno che ha una vita sessuale non propriamente continua e costante, ovvio che ogni zompata è una festa, fa specie, ed un evento da ricordare].comunque.visto che la metafora similitudina è un esercizio che nel blogggghettino viene facile, lo facilito. il meteo, ed il percepir della mia esistenza, ora.perché c'era, a guardar da sopra le nuvole basse, una specie di sensazione che tutto fosse comunque sotto controllo. complicato, neh?, ma consapevolmente. tutt'altro che bello e sereno. ma non ho ha piovuto, se non fosse per due-tre timidissimi tentativi spiscizzati con zero convinzione dal cielo, altrimenti nuvoloso, da nuvole alte. ma non plumbeo. coperto, ma con tante marezzature, variegazioni, pattern di cedimento nuvolare. che quando cede, c'è dietro il blu del cielo. molto umido, sì. ma non freddo. e l'aria tersa e limpidissima, che il monte zeda si vedeva con una bella maschera di contrasto attorno, netto, stagliante, definito. insomma, quasi a capire di vedere molto in là e in maniera chiara. come da tempo non succedeva.insomma, una sensazione di sospensione che viene quando tutto sembra in equilibrio. per quanto instabile, come tutti gli equilibri del resto. che cercano di trovarsene altri.e le nuvole - quelle basse - non sono salite abbastanza. che sennò mi ci sarei trovato dentro. e che lo so come ci si sente. che lì si è come sospesi di nuovo. ma spariscono i punti di riferimento. annebbiati nel senso stretto del termine. e poi la tensione superficiale delle particelle d'acqua sospese, così tanto nuvolagliamente numerose, sanno strapparti fuori il caldo. è una questione di conducibilità termica che sale a palla. e però tu ti senti freddo che parte da dentro e se ne va fuori.e invece no.le nuvole basse sono rimaste basse. quelle alte sembravano ridotte a miti consigli con addirittura sprazzi di mezzo sole, che ci si accorge perché compaiono le ombre.e poi, scendendo dal monte dove sei più in alto dalle nuvole basse, la dicotomia della generosità della terra, che qualcuno - forse con saggezza - chiama madre terra. la penuria di castagne, avvizzite nei pochissimi ricci che hanno germogliato dal fiore. ma funghi, tanti funghi. braccati quelli buoni dall'atavica voracità dei raccoglitori ognuno col suo posto, che non ti dirà mai dove li ha trovati. splendidamente rossi puntinati, enormi, quegli altri, da farsi ammirare.no. le nuvole sono rimaste in basso. noi si era più in alto. tutt'altro che gitanti. resistenti e convinti. ma sopratutto sopra. 
[img. ecco, sì, una cosa simile a questa]