Relative

prima dei miei sogni d'oro, scrivo del genetliaco della viburna.


diciamo che è un po' batto la fiacca, in questa specie di caro diario sui generis. non voglio continaure così, continuare a farmi del male.il fatto è che per tornare, valutando se mi si nota di più a non venire [scrivendo], oppure a venire [scrivendo] ma standomene in un angolino [postico]: bisogna pur trovare motivazione valida.ecco. in effetti potrei continuare a scriver di quando giro, oppure delle gente che vedo, di come mi muovo, o delle cose che faccio. oppure di quanto è buono il muffin budinoso, simile a quello che amava mio padre. [quanto è buono, il budino, diceva...].ma non v'è dubbio che il genetliaco viburnico merita altro che un post. quindi c'è da rimettersi qui dentro, a scrivere.la viburna, giusto per gli sbadati, è una persona importante. di quelle cose che danno un nuovo senso al novembre. e per me vivrei tutta la vita in aprile, e che notoriamente novembre lo detesto [o forse lo detestavo] non è mica cosa da poco. son dettagli che però, come le parole, sono importanti.d'altro canto la viburna ed io, di parole, ce ne scambiamo ad libitum. è vero, spesso ci sentiamo un po' accerchiati, nel nostro essere degli autarchici [della psicopippa]. anche se, pervicacemente, con la sensazione di credere nelle persone, ma di non credere alla maggioranza delle persone [ad esempio, per dire: la viburna ed io non abbiamo mai creduto veramente che d'alema - che non ci è mai piaciuto - fosse di sinistra]. così come pure spesso notiamo il nostro essere tutto sommato simili, cioè: siamo diversi ma siamo uguali agli altri, ma siamo diversi. che forse è anche snob, occhei. ma poi perché la cosa ci puzza ce diciamo pure che forse è meglio venir fuori da 'sta cosa. e che è invece cosa buona et giusta andarsene da quella casa [snob], e volerlo un po' superare [questa sorta di] complesso di Edipo [snob].ovviamente capita che ci si scazzi, e ci mancherebbe. a volte è perché è come se [mi] sgorgasse una voglia di litigare con qualcuno, ovvio non arrivo mica a quegli estremi tracotanti di voler picchiare qualcuno, Sì, è un pensiero che in effetti non ho mai. a volte, altresì, scazziamo perché ha ragione lei, però ce l'ho anch'io. e le piccole derive emozionali ci prendono il sopravvento, e sfuggono da quel calmieramento razionale di cui ce sfonniamo. [poi quando ho ragione io, magnanimamente, non glielo faccio notare troppo. anche perché non è mai successo. e comunque lei lo scriverebbe prima di me].resta il fatto che, comunque, qualunque cosa succeda, la viburna riesce a darmi, a suo modo, quella sensazione come quando affiora un ricordo, un'eco trascolorata in bello [che ne so: la felicità di quando era l'ora delle merendine quand’ero bambino, che è come se fosse ancora lì, e tornasse quella sensazione, una sensazione bianca].resta il fatto che, nel flusso di quelle parole imparo un sacco di cose, anche solo ascoltandola scrivere, tipo quando parla di astrofisica, o di biologia, ed io l'ascolto, perché non parlo di cose che non conosco. ma soprattutto è bello ascoltarla. ed imparare un po' di riflesso. fino a superare le difficoltà, come una palombella, che ne so: nel comprendere le possibilità offernte dalla morfologia derivazionale.resta il fatto che, è anche grazie a lei, lei col suo tocchetto personale, che sto facendo un po' pace con la storia che la mia vita è bella perché sono [stato] molto amato. e di come possa ritenermi fortunato.a riguardo mi son chiesto, addirittura, come sarebbe se fossimo amanti. nel senso copulantico del termine dico. probabilmente placherebbe l'anzia prestazionale con tutti i corollari attorno [no, da codina della gaussiana qual sono non quelli normali, ne ho altri]. ma penso che potrei perdermi dei pezzi della parte migliore della situazione interlocutoria viburnica [a proposito di morfologia derivazionale].quindi va bene così. perché la felicità è una cosa seria no? [e quindi dovrebbe essercene una assoluta]. e senza sbrodolar in paroloni un po' troppo roboanti, faccio sommessamente notare di quanto sia bello che ci sia. e continui ad interloquire. così ed ancora meglio di così. per quanto sarà.aggià. a proposito di novembre. resta il fatto che, è anche grazie a lei, lei col suo tocchetto personale, mediante cui imparo a non detestare più di tanto novembre. con tutto quello che si porta dietro tutto ciò. che sembra quasi l'abbia fatto apposta per nascervi: ecce viburna. cosa che, peraltro, mi permette comunque di ribadire che per qualche mese so' pure più giovane. ma pur avvolto dalla sensazione piacevole che, nonostante si gridino cose orrende e violentissime e gli altri possano sembrar imbruttiti, io grido pur cose giuste e scrivo che rimane una splendida trentenne.auguri belli vibù.
[img: se n'è accorto anche il signor libbbbero. guarda che lo sapevo, signor digiland... tze]