L'Olimpia di Jay

A TUTTO CAMPO CON DAN PETERSON


L'Olimpia ma non solo. Il campionato che sta per partire, i giocatori, le strategie. Ne parliamo con Dan Peterson, uno che in casa Olimpia non ha bisogno di presentazioni. D: Ci avviamo verso l'inizio della stagione 2006/2007. Sembra cambiato poco, in realtà è successo molto. Quali sono le tue impressioni sulle attuali forze in campo? R: Io non sono tanto preoccupato, per esempio, per i diritti TV o per il numero di stranieri in campo quanto lo sono invece per il continuo calo del livello della Serie A. Il sorteggio dell'Eurolega sottolinea questo fatto. E l'anno scorso, due Italiane sono finite fuori prima delle Top 16 e le altre due fuori prima dei quarti. Non era mai successo. E nemmeno nessuna oltre i quarti in ULEB Cup. E poi la fuga di cervelli: Messina, Pesic, Scariolo, Spahija tutti all'estero. E la fuga di talenti. Italiani e stranieri: Basile, Marconato, Vujanic, Smodis, Andersen. La Serie A non è più il No. 1 dell'Europa. Davanti, oggi, ci sono la Spagna, la Russia, e la Grecia. L'Italia si trova nella seconda fascia (e non so dove) fra Turchia, Israele, Germania, Francia. D: In casa Fortitudo, per anni, Seragnoli ha garantito investimenti, sicurezza, competitività. Come cambiano le prospettive con l'arrivo di Martinelli? R: Ho paura anche per Basket City. Se Seragnoli è davvero fuori, è una perdita grave. Se è dietro le quinte, come qualcuno dice, il budget è dimezzato. Bologna, oggi, è lontana dai tempi quando la Fortitudo aveva un proprietario potentissimo economicamente (Seragnoli) e uno sponsor fortissimo (Team System e altri) e la Virtus un altro proprietario importante(Cazzola) e uno sponsor stratosferico (Kinder). Bisogna ringraziare chi fa la loro battaglia oggi, ma la fanno con una mano legata dietro la schiena. Prospettive? La Fortitudo ha perso Bagaric, Lorbek più i tre andati a Milano. E Lorbek era quello più forte per proiezioni future. D: A Treviso peserà di più l'assenza sul campo di Bargnani e Siskauskas o quella dietro la scrivania di Gherardini? R: Anche qui, uscite gravi. Dovevo mettere anche Gherardini nella fuga dei cervelli! Ma oggi c'è Andrea Fadini, uno 'navigato' ed è arrivato Enzo Lefevre, anche lui con lunga esperienza. Vediamo se loro due insieme fanno un Gherardini. Hanno tenuto un grande coach come David Blatt. E' Importante, anche se perde tempo allenando la nazionale russa. La domanda qui è: Angelo Gigli sarà un giocatore da alto livello o no? Deve avere un rendimento costante e non una grandissima partita seguita da quattro partite opache. Tutto lì. D: Roma ha passato l'estate a rincorrere Belinelli, poi sfumato. Ora sembra essere la meno pronta, nonostante il nuovo coach. Quali prospettive per la squadra di Repesa? R: OK, non è arrivato Belinelli. Ma Repesa sì. Ed era quasi stato preso dla Real Madrid. (Fra l'altro, qualcuno mi deve spiegare l'estate del Real Madrid, che ha licenziato il grandissimo coach Maljkovic, ha poi seguito Repesa e Pesic, e poi ha firmato uno sconosciuto, almeno per me). Roma ha avuto una solida stagione l'anno scorso: semifinali playoffs per qualificarsi per l'Eurolega; finale Coppa Italia persa dopo un supplementare; quarti- finale in ULEB Cup dopo un inizio disastroso. Ma ogni loro uscita era dopo un black out incredibile. Esempio: +13 globale a Gerusalemme all'intervallo della gara di ritorno (+ 8 a Roma, già + 5 lì). Poi, 30-14 nel terzo quarto per l'Hapoel, gara finita. Quindi, Roma ha bisogno di disciplina e regia. Il super coach c'è. Vediamo il resto. D: Dovendo stilare una griglia di partenza, chi vedi in pole position per lo scudetto? E chi subito dietro? Ipotizza le prime tre file. R: Sulla carta, Milano ha la squadra più attrezzata. E' chiaro che molti sono nuovi e che dovranno inserirsi bene. Sia chiaro, è una Serie A equilibratissima. Il livello è sceso, quindi, può succedere tutto. Oggi, però, per le quattro delle semifinali, vedo Milano, Treviso, Fortitudo e Roma. Siena, se le cose vanno bene, può inserirsi benissimo, come Napoli. D: I tifosi milanesi contestano da tempo l'operato del GM Gino Natali. Non ritieni che il suo modo di costruire le squadre, inclusa quella di quest'anno, sia in controtendenza con le esigenze del basket di oggi? R: Non mi permetto di commentare sull'opera di nessuno quantomeno Natali. Ho appena detto che, sulla carta, Milano è forte e che può vincere tutto. Ovvio, sulla carta è teoria; sul campo è pratica. Poi, francamente, non ho seguito i commenti dei tifosi. Cos'è che contestano, nello specifico? D: Domanda secchissima. Bulleri: incompiuto o incompreso? R: Al Bullo è stato chiesto, sia a Treviso, che a Milano, di fare un compito non suo: il playmaker. Vediamo come va quest'anno con Garris. Bullo è una guardia. Non alto per una guardia, ma un talento. Va sfruttato per ciò che sa fare. D: Sasha Djordjevic dice che vuole dare all'Olimpia 2006/2007 una fisionomia D'Antoniana. Corsa, aggressività, velocità. Il roster attuale, a tuo parere, è funzionale allo sviluppo di questo gioco? R: L'idea di Djordjevic è ottima: lo stile di D'Antoni è il basket del Terzo Millennio. Poi, un roster di giocatori presumibilmente lenti e vecchi? Beh, nel 1984-85, abbiamo fatto una valanga di punti, 6-0 nei playoffs, con nessun giocatore giovane o veloce: Carroll, Meneghin, Schoene, Premier e D'Antoni. L'importante è correre in cinque. Se Milano riesce a fare questo, chi lo sa cosa può accadere? D: Travis Watson e Joseph Blair: qualcuno li vede il 4 e il 5 della nuova AJ, qualcuno crede non possano giocare insieme. Da che parte stai? R: Onestamente, non ho una risposta per questo. Prima di sputare una sentenza, li vorrei vedere insieme con i miei occhi. Torno a Dino Meneghin e Joe Barry Carroll nel 1984-85. Temevo che non potessero trovare un'intesa fra di loro. Niente di più sbagliato. Chiaro, non ci è voluto un attimo per trovare quell'intesa. Ma loro due, due uomini dotati di un'intelligenza straordinaria, l'hanno trovato. Morale della favola: nei playoffs, Carroll 29,5 punti per partita e Meneghin 12,5. Ovvio, parlo di due super talenti e non è giusto paragonare due così con altri. Ma ancora a maggior ragione: se fosse stato un disastro, uno Tsunami sarebbe sembrato un'ondina sulla spiaggia adriatica. Morale della favola: ci vuole tempo, pazienza e lavoro. Staremo a vedere. Grazie Dan. Come sempre... numero 1!