L'Olimpia di Jay

SCENA MUTA


L’Olimpia naufraga a Napoli, seppellita sotto 26 punti che sono molti di più nella sostanza che nella forma.Una squadra che non combatte, non legge la partita e non mostra alcun segnale confortante.Anzi, i segnali sono decisamente quelli di una involuzione: le tracce, seppur minime, di gioco in velocità sono sempre più rare, la palla ristagna, l’esecuzione dei giochi è ampiamente deficitaria, così tanto da amplificare ormai a dismisura il problema delle palle perse.Problema che sta diventando una malattia, perché se Garris poteva, e doveva, essere il play in grado di aggiungere intelligenza cestistica, il beneficio c’è stato solo a tratti e non più recentemente.Insomma, una squadra che fa scena muta cui si unisce anche il sottoscritto.Non per delusione, rabbia o altro, semplicemente perché non so proprio cosa scrivere.Da dove partire?Da Corbelli, Natali, la gestione risibile, gli acquisti compiacenti e solita compagnia cantante?Si, ok, sono situazioni tristemente note, ma è inutile cercare spiegazioni o soluzioni a mali non curabili: la stagione in corso è ancora sostanzialmente lontana dal momento clou, si deve salvare tutto ciò che si può, perché il rischio di mandare tutto in vacca si è alzato esponenzialmente, fino a diventare un campanello d’allarme roboante.Personalmente non ho la più pallida idea di come mettere pezze a questa situazione.Un cambio in panchina? Sono perplesso. Non funzionò lo scorso anno, non c’è motivo per cui debba funzionare oggi.Non sono per i cambi in corsa, anche se il sassolino nella scarpa me lo toglierei volentieri.Ma non è costruttivo e siccome ritengo di essere molto più galantuomo di un grande ex giocatore, non ne farò menzione.Almeno per oggi.Cambi nel roster? Parliamoci chiaro, già in giro c’è relativamente poco, se poi dobbiamo metterci nelle mani del signor Gino Natali, la cura rischia di essere più nefasta della malattia.Dobbiamo essere più realisti del Re: le società che hanno a libro paga dei professionisti competenti sono o possono essere in grado di trovare sul mercato quel giocatore che sistema gli equilibri, quell’aggiunta mirata che fa quadrare il cerchio.Noi no.Non ce lo possiamo permettere e a parlare sono i fatti: quando la testa pensante della tua Società decide di fare quadrare il cerchio con un manipolo di ritirati, ex giocatori in pectore o testimoni di nozze, decisamente è meglio non fare niente.Ciò che a me più lascia perplesso, che proprio non riesco a decrittare, è il come e il perché si sia arrivati a certe situazioni.Che questa squadra avesse dei limiti e delle carenze, si sapeva. Nessuno, credo, ha mai visto questa Olimpia come la squadra perfetta in grado di azzannare il Campionato.Al di là della bizzarra gestione del roster da parte di un coach che sembra in difficoltà anche nel rapporto con i giocatori, cosa ha portato a questo tracollo?Il solo fatto di essere stati più o meno macellati da squadre più forti di noi? Magari è tutto lì.Magari basta ridimensionare gli obbiettivi, dicendo chiaro e tondo che siamo la quarta/quinta forza in Italia e allora i conti potrebbero anche tornare: se Napoli, Siena e Virtus sono migliori di noi, perdere non è reato.Però resta quell’antipatico problema dell’avere sbragato, come se in realtà ci fosse aria di ammutinamento.Perdere è una cosa, perdere la faccia un’altra: la sconfitta di ieri, in sé, è il minore dei mali.Cosa sta succedendo in palestra? Nella testa dei giocatori? Nella testa di Sasha?Non mi so dare risposte, a parte quelle scontate, e per questo faccio scena muta.