L'Olimpia di Jay

IL BELLO DELLA SCONFITTA


Il bello della sconfitta non è una valutazione, una considerazione o una presa di posizione.Il bello della sconfitta è una persona, e ha il faccino giovane di un diciottenne.Danilo Gallinari, il predestinato, colui che ha trasformato una partita importante in uno show personale.Attenzione, uno show mai fine a se stesso, non un festival della forzatura in stile NBA, tra polsini extralarge e calzamaglie sui bicipiti lucidi.Semplicemente, quando Milano è piombata sul -11 (31-20), Danilo ha deciso che la partita non poteva finire così presto.In barba a tutto e a tutti.Forse è una romanticheria stucchevole, ma sabato pomeriggio mi sono ritrovato in bambola, del tutto disinteressato del punteggio, totalmente rapito dalle linee di fondo, dagli appoggi in rovesciata, perfino dagli scivolamenti.E una volta ridestatomi, per vedere gli uomini di Markovski festeggiare, mi sono domandato cosa resta di questa semifinale di Coppa Italia.Ne resta solo l’esplosione definitiva, quasi imbarazzante nei suoi contorni, di questo fenomeno.Perché anche i predestinati, anche i fenomeni che hanno fatto la storia, hanno avuto “IL” momento, quello in cui la farfalla ha preso il volo definitivamente.Questo è quello che è accaduto sabato. Per il resto è solita aria fritta: una squadra che gioca a basket in modo ondivago e disordinato, che una volta preso atto della serata fenomenale del suo mostro travestito da cucciolo, si è fatta da parte lasciandogli l’onore e l’onere della carta bianca.Del resto questa è un’analisi lapalissiana, visto che utilizzando il vecchio ma attendibilissimo sistema dei plus/minus – autentico vangelo e primo criterio di valutazione per Dan Peterson – negli 8 minuti senza Gallinari, l'Olimpia è seccamente sotto.Milano perde questa partita perché non convince i suoi avversari di poterla battere, non si mette mai mentalmente in controllo.Quando Ilievski ha voluto accelerare, Vukcevic tirare, Best pick&rollare, non abbiamo risposto presente.Siamo riusciti nel tenere vicina, a tratti anche dietro, la Virtus, ed era a mio modo di vedere l’unica possibilità di portare a casa la partita: tenerli lì e provare la zampata finale, sperando anche che la pressione di giocare in casa e da favoriti gravante sulle spalle dei ragazzi di Markovski, ci fosse amica.Purtroppo quando il piano ti riesce, devi anche essere capace di sferrare il pugno del KO: e quando ti affidi a un ultimo tiro senza ritmo e senza cervello, è difficile che il destino ti arrida.In questo non colpevolizzo minimamente Nate Green, per quella padella sbilenca morta sul ferro.Ha avuto il coraggio di prendersi un tiro fuori dai giochi in una partita totalmente fuori dai giochi.Insomma, io non ho visto un’Olimpia così diversa da quella delle precedenti edizioni.L’unica differenza enorme l’ha fatta Danilo Gallinari.Se estrapoliamo la sua prestazione dal contesto, la squadra ha giocato più o meno come nella prima parte di Campionato: un po’ più rapida nella manovra, un po’ più intraprendente delle ultime scarsissime prestazioni.Non vedo questo match come un possibile punto di svolta: certo, se il nostro numero 8 è stabilmente questo, tutto il resto è contorno. E le vittorie arriveranno.Ma possiamo aspettarci che sia così? Non credo e non sarebbe nemmeno giusto.Tornando al parquet: si è avuto il cuore di non mandare al massacro Joseph Blair, uno dei più tragici difensori sui pick&roll, che sarebbe stato certamente fatto a pezzi da un ex califfo come Travis Best.E già questa è una lettura per lo meno intelligente.Dalla partita escono promossi anche Travis Watson, con qualche buco in una partita comunque energetica e grintosa, e in parte Dante Calabria, che a me è sembrato in crescita, nonostante un paio di palle perse pessime.Continuo a pensare che Dante può essere davvero un giocatore chiave per la nostra stagione e le sue ultime uscite mi lasciano maggiormente fiducioso, nonostante sia conscio che il suo ruolo e la sua dimensione saranno definitivamente chiari solo dopo il rientro e la disponibilità a pieno regime di Bulleri. Discreto anche Nate Green che, a parte la forzatura finale, figlia legittima del buio che circonda il playbook, misterioso e mitico come il Santo Graal, riesce a mettere il suo vigore al servizio della squadra in alcuni momenti importanti, rigorosamente quando la palla è ferma e tutti buttano giù la morra per decidere chi, cosa e come.Il rovescio della medaglia lo conosciamo, e si è palesato a tratti. Ma con lui prendere o lasciare: soprattutto in un certo contesto tattico, con lui sai quel che peschi, nel bene e nel male.Da domenica si ricomincia il Campionato, con una prima parte di girone di ritorno assolutamente favorevole.Tutta da capitalizzare, per mettere la sicura a questo terzo posto e con l'ambizione di andare a prendere una Virtus a mio parere alla nostra portata.Lasciando là davanti Siena, che nonostante l'eliminazione incredibile contro Treviso, mi è parsa di gran lunga la più completa e competitiva.