L'Olimpia di Jay

CI SONO UN ITALIANO, UN LITUANO E UNO SPAGNOLO


Sembra l’inizio di una barzelletta.E in effetti, è una barzelletta.Il modo in cui lo staff dirigenziale Olimpia si è mosso sul mercato per identificare il giocatore da inserire nelle rotazioni, in prospettiva Playoff, è talmente ridicolo da sembrare uno scherzo.Forse così la pensa anche Sasha Djordjevic, forse è talmente convinto di essere su “Scherzi a parte” da non avere avuto la giusta reattività nell’inserimento a roster di Diego Fajardo.Giocatore, ricordiamolo, che meno di un anno fa fu scaricato senza rimpianto e senza il minimo dubbio, visto che al suo desiderio di rimanere fu contrapposto un telefono muto.Si volevano atletismo e freschezza nello spot di ala forte ed effettivamente l’arrivo di Marko Tusek dimostrò che il nostro GM non scherza mai quando c’è da mantenere le promesse.Comunque: arriva il momento di intervenire sul mercato e, come ormai le leggi Olimpia impongono, salta fuori dal cilindro un ultratrentenne, costoso e poco motivato: Gianmarco Pozzecco.Ma, colpo di scena, mentre tutti si fanno il segno della croce nell’attesa della veglia funebre per il solito cadavere ambulante, ecco il terremoto: Milano vira su Seibutis.Giovanissimo, talentuoso, futuribile. Il nome lascia tutti inebetiti e scatena insperati ottimismi; per la verità suscita anche qualche dubbio, che si concretizza quando la notizia si scopre essere una bufala architettata con l’appoggio di un giornale rosa amico del coach.A questo punto mancano poche ore alla chiusura totale del mercato: sono attimi febbrili, momenti tesissimi.Con la infallibile e ormai collaudata strategia dello ‘spara un nome alla cazzo’, da via Caltanissetta parte l’assalto a don Diego de la Flex, che non avendo altro da fare accetta con mucho gusto la proposta.Particolare: la dirigenza che lo aveva cacciato è sempre quella, il coach che gli mise in mano il foglio di via, pure.La puzza di bruciato è abbastanza intensa, ma sono tutti professionisti, sanno lavorare per il bene comune.E infatti il nostro agognato rinforzo non soffre l’inserimento in un clima che solo uno sciocco potrebbe definire ostile, giocando la bellezza di 6 minuti in più di Pierluigi Marzorati.Per la precisione, 8 minuti in 4 partite.Ma stiamo sereni: ci vuole tempo per inserirsi negli schemi, soprattutto quando i giochi prevedono 15 secondi di palleggio inutile e poi palla avvelenata al compagno che più (o meno…) aggrada.Cosa possiamo concludere da tutto questo?Assolutamente nulla.Picchia per noi Diego Fajardo. Picchiali tutti e dalle anche per noi.