L'Olimpia di Jay

CILECCA


Andiamo dritto al punto, senza circumnavigazioni inutili.Milano entra nei Play Off con un approccio completamente sbagliato, figlio della cronica idiosincrasia del suo coach per la post season.Mentalmente scarichi, nella condizione drammatica di farsi soverchiare dall’atteggiamento di Montegranaro, che per 40 minuti, escluso un black out di inzio terzo quarto, ha sempre dato l’idea di sapere perfettamente cosa fare.Ci sono attimi in cui le partite girano, evento non scientificamente dimostrabile ma chiaramente visibile: il break post intervallo martellato dalle triple di Vukcevic, Gallinari e Booker è di quelli che fanno malissimo, soprattutto per una squadra che in termini di esperienza e abitudine paga certamente più di qualche spicciolo ai suoi avversari.Poi, però, ci pensa il solito Ansu Sesay, in contropiede aperto, a sbagliare un appoggio da minibasket e a riaccendere gli ardori della Premiata e del suo pubblico tramortito.Da lì in poi, se si vuole lasciare da parte un primo tempo di inenarrabile bruttezza, inizia un drammatico clinic su tutto quello che non si può e non si deve fare durante una partita di Play Off.Non si sfrutta la lunghezza della panchina, non si fermano le emorragie con i time out, non si tolgono dal campo giocatori in stato confusionale che creano danni incalcolabili.Andando in ordine: inconcepibile lasciare quasi 30 minuti sul parquet quella disgrazia di Sesay, scarso, deconcentrato, imbarazzante anche nelle letture più elementari.Tanto imbarazzante quanto Attilio Caja, che lo espone a una figura indegna e infetta la ferita levando dalle rotazioni Katelynas, che avrebbe potuto portare un po’ di fisico anche vicino a canestro, e persino Tony Giovacchini, che avrebbe potuto spendere i 5 falli di cui è titolare mettendo le mani addosso a Garris.Perché l’ex poco amato Kiwi ha avuto tutto lo spazio per farci male nel momento giusto, sparando missili devastanti contro la zona, senza che la panchina capisse come fosse il momento di fare sentire i contatti, approfittando anche di un trio grigio in difficoltà, certamente conscio dell’arbitraggio enormemente casalingo e, quindi, più disponibile a perdonare qualcosa.Discorso certamente non ligio ai dettami di De Coubertin, ma ai Play Off conta anche questo, conta il peso della psicologia, e sabato sera si è fatto di tutto per perdere malamente anche questo aspetto della partita.La serie è ancora lunga e nulla è perduto, ma a mio parere ha pericolosamente preso inerzia, molto più di quanto dica il risultato.Perché Montegranaro non ha solo vinto, segnando sul pallottoliere il primo punto, ma ha  superato l’ostacolo senza che noi gli instillassimo particolari dubbi o paure; si sono rafforzati mentalmente con il colpo di coda di chi esce da un momento di difficoltà con grande personalità, e hanno capito – per quanto fosse chiaro sulla carta – di avere in mano l’arma potenzialmente differenziante.Che è poi quel Luca Vitali assolutamente mortifero, ben oltre il tabellino e la prestazione balistica.Un playmaker di oltre due metri è per noi un quesito insolubile, ed è indispensabile inventarsi qualcosa per limitarne l’impatto tecnico e tattico.È la missione per stasera, quando si giocherà la partita chiave della serie.Loro arrivano nell’invidiabile posizione di avere vinto benissimo gara-1, sarebbe stato molto meglio ci avessero asfaltato senza pietà mollandoci un ventello secco, noi con tutti i dubbi di una partita sballata e piena di errori.Più tattici e mentali che strettamente tecnici.Mani addosso, cose semplici e niente invenzioni cervellotiche: basterebbe proseguire in quel filo logico srotolato negli ultimi due mesi di Regular Season.Perché i Play Off sono un campionato a parte, ma non un altro campionato.