Parafrasando il bestseller di Giorgio Faletti, non so proprio cosa ci sia di vero nell’Olimpia che sbrana Montegranaro: magari tutto, magari nulla, magari una comunione delle due versioni Jekyll e Hyde che si sono alternate sul parquet a 48 ore di distanza.La cosa vera, quella che resta, è l’immagine impressa negli occhi dei giocatori della Premiata, che potrebbe essere uno scomodo fotema da portarsi nelle retine per un paio di giorni.Milano non vince, stronca, ed è tutto troppo facile e bello per farci conto: la prestazione mostruosa di Danilo Gallinari, debordante in modo quasi vergognoso, la chirurgia sempre più perfetta di Dusan Vukcevic e la serata sfolgorante di un indemoniato Sesay, autore di una prestazione assolutamente convincente, ben oltre le legittime aspettative.Ma complessivamente è la batteria di esterni biancorossa a ribaltare le indicazioni di gara-1, una staffetta perpetua che annulla Garris e costringe Vitali a una partita molto sotto le attese, dimostando al ragazzo che a volte un bagnetto di umiltà può solo giovare.La palla gira bene, ne è specchio fedele la distribuzione di assist tra Booker e Di Bella, 5 pro capite, che innescano l’uomo giusto al momento giusto con lucidità e tranquillità.Ed è proprio questa la nota più positiva, soverchiante le pur significative prestazioni individuali che – proprio perché tali – possono ripetersi in un contesto magari molto meno scintillante: la calma con la quale Milano sa cosa deve fare, la lucida ferocia con la quale gli avversari vengono travolti è la notizia migliore della serata.Compreso anche il quintetto Mercante-Marelli-Gentile-Booker-Di Bella, una passerella che sa di sfregio sulle certezze di una Premiata a mio parere un pò presuntuosa.E adesso, che strada ha preso la serie? Difficile dirlo.Quella di ieri è la vittoria migliore possibile, così come la vittoria di misura e faticosa di sabato è stata la migliore possibile per i marchigiani.Iniziare una serie con un vittoria sudata, durante la quale ti issi oltre un burrone, è un ottimo modo per entrare in clima; rispondere con un pareggio altrettanto sudato può essere invece pericoloso.Ora la pressione si sposta tutta sui ragazzi di Alex Finelli, la cui capacità di trasformare una batosta in energia positiva è tutta da dimostrare e da testare; probabilmente in primis per loro stessi.Dovranno capirsi e scoprirsi, forse durante la partita stessa, e a volte un dubbio può essere un tarlo: sta a noi essere bravi a costruire nelle pieghe delle loro eventuali incertezze le fondamenta di una vittoria.Resto convinto che Montegranaro non sia affatto una Cenerentola solamente perché disputa il primo Playoff della sua storia: ma di certo, non ha le certezze solide che molti dei nostri uomini posseggono nel loro bagaglio. Incluse le coscienze dei propri limiti.Poi, nella post season non v’è certezza, questo è l’insegnamento che la storia ci tramanda.E ogni sentenza diventa impugnabile, ogni condanna può essere assoluzione o redenzione.
NIENTE DI VERO TRANNE GLI OCCHI
Parafrasando il bestseller di Giorgio Faletti, non so proprio cosa ci sia di vero nell’Olimpia che sbrana Montegranaro: magari tutto, magari nulla, magari una comunione delle due versioni Jekyll e Hyde che si sono alternate sul parquet a 48 ore di distanza.La cosa vera, quella che resta, è l’immagine impressa negli occhi dei giocatori della Premiata, che potrebbe essere uno scomodo fotema da portarsi nelle retine per un paio di giorni.Milano non vince, stronca, ed è tutto troppo facile e bello per farci conto: la prestazione mostruosa di Danilo Gallinari, debordante in modo quasi vergognoso, la chirurgia sempre più perfetta di Dusan Vukcevic e la serata sfolgorante di un indemoniato Sesay, autore di una prestazione assolutamente convincente, ben oltre le legittime aspettative.Ma complessivamente è la batteria di esterni biancorossa a ribaltare le indicazioni di gara-1, una staffetta perpetua che annulla Garris e costringe Vitali a una partita molto sotto le attese, dimostando al ragazzo che a volte un bagnetto di umiltà può solo giovare.La palla gira bene, ne è specchio fedele la distribuzione di assist tra Booker e Di Bella, 5 pro capite, che innescano l’uomo giusto al momento giusto con lucidità e tranquillità.Ed è proprio questa la nota più positiva, soverchiante le pur significative prestazioni individuali che – proprio perché tali – possono ripetersi in un contesto magari molto meno scintillante: la calma con la quale Milano sa cosa deve fare, la lucida ferocia con la quale gli avversari vengono travolti è la notizia migliore della serata.Compreso anche il quintetto Mercante-Marelli-Gentile-Booker-Di Bella, una passerella che sa di sfregio sulle certezze di una Premiata a mio parere un pò presuntuosa.E adesso, che strada ha preso la serie? Difficile dirlo.Quella di ieri è la vittoria migliore possibile, così come la vittoria di misura e faticosa di sabato è stata la migliore possibile per i marchigiani.Iniziare una serie con un vittoria sudata, durante la quale ti issi oltre un burrone, è un ottimo modo per entrare in clima; rispondere con un pareggio altrettanto sudato può essere invece pericoloso.Ora la pressione si sposta tutta sui ragazzi di Alex Finelli, la cui capacità di trasformare una batosta in energia positiva è tutta da dimostrare e da testare; probabilmente in primis per loro stessi.Dovranno capirsi e scoprirsi, forse durante la partita stessa, e a volte un dubbio può essere un tarlo: sta a noi essere bravi a costruire nelle pieghe delle loro eventuali incertezze le fondamenta di una vittoria.Resto convinto che Montegranaro non sia affatto una Cenerentola solamente perché disputa il primo Playoff della sua storia: ma di certo, non ha le certezze solide che molti dei nostri uomini posseggono nel loro bagaglio. Incluse le coscienze dei propri limiti.Poi, nella post season non v’è certezza, questo è l’insegnamento che la storia ci tramanda.E ogni sentenza diventa impugnabile, ogni condanna può essere assoluzione o redenzione.