L'Olimpia di Jay

OVER THE TOP


Chissà che questa Olimpia, rinnovata nella dirigenza e nella moralità, ma si spera antica nella dottrina spirituale del buon Fiero, non riesca ad essere finalmente nuova anche nell’uscire vincente dalle partite senza ritorno.Lo storico del recente passato, quello coincidente con l’arrivo della sponsorizzazione Armani Jeans, ci ha sempre visto soccombere – anche piuttosto malamente – negli impegni senza domani.Uno su tutti, l’infausto dentro o fuori contro l’Olympiacos già qualificato e privo di reale animus pugnandi, che sbancò il Forum sulle ali di un semi imbalsamato Tyus Edney.Ma ci si augura che l’aria, soprattutto nello spogliatoio, oggi sia diversa.Affrontare certe partite senza spaccature, gelosie, litigi, ammutinamenti e amenità varie certamente aiuta.Atene e dintorni non è sicuramente l’ambiente ideale ove giocarsi una mano di poker "all in", soprattutto perché il Panionios mantiene ancora intatta qualche chance di qualificazione alle Sweet 16.Un ambiente dove il pubblico galleggia sulla stessa lunghezza d’onda di una squadra cattiva, fisica, un gruppo di bad boys che magari non eccelleranno in mani vellutate, ma menano che è un piacere.Da Lonny il Pistolero a Raicevic, passando per quella vecchia volpe di Dikoudis, innesto di qualità ed esperienza, il Panionios è una squadra che non va solo affrontata, ma va lavorata ai fianchi.Coach Trifunovic è uno che sa come si fa, e personalmente dubito che scommetterà sui nostri esterni come fece solo pochi giorni fa Luca Bechi.Può cercare di fare saltare i già deboli circuiti elettronici con il folletto Miles, usare i centimetri e il fisico del trio Kalampokis – Cvetkovic – Zoroski per accendere la pentola a pressione e, soprattutto, mettere le mani addosso ai nostri acciaccati lunghi.Insomma, per onestà intellettuale non è il caso di dipingere questo Panionios come una big d’Europa, ma è certamente una squadra che, sulla carta, appartiene alla fascia di valore e merito in cui oggi si colloca la Milano d'Europa.Come spesso accade sarà la testa a fare la differenza, per non perdere il ritmo, per stare dentro binari che possono condurci alla vittoria, a patto che l’acefalismo di cui soffriamo sia davvero sulla via della guarigione.Sarà un banco di prova molto importante per Luca Vitali, che ha dimostrato di reagire alle critiche con indubbia personalità. Lo sarà anche per Sangarè e Bulleri, anche se in modo molto diverso.Il primo dovrà confermare che il piede veloce, la grinta e la voglia sono qualità su cui puntare una volta per tutte, senza più ripensamenti.Il secondo ha la chance per dimostrare che merita di più del fondo della panca, come la gerarchia di Bucchi ha attualmente stabilito.Senza ipocrisia, potrei dire che il minore dei mali è che Bulleri sia stasera l’ultimo dei fattori.Non sembri questo il remare contro un proprio giocatore: sono sincero, onesto intellettualmente, e penso che davvero oggi questo gruppo abbia bisogno disperato di una gerarchia definita, precisa, con fondamenta di cemento armato.Gli anni, gli anni milanesi del Bullo sono l’inevitabile cartina tornasole e non è possibile curare un malato con ciò che avrebbe potuto essere.Purtroppo nella vita, e per fortuna qui parliamo solo di sport, i conti da pagare arrivano sempre; credo che la Società non abbia fatto un regalo al ragazzo tenendolo qui, sulle ali di quella grande notte vissuta contro il CSKA.Perché i fuochi di paglia non durano e non c’è motivo oggettivo e razionale per cui un ragazzo che è stato sulle montagne russe per anni debba trovare la panacea di ogni suo male nell’iniezione di entusiasmo di una singola serata.Ripeto: nella sua permanenza in maglia Olimpia, al professionista non c’è da imputare mancanza di impegno, onestà e abnegazione.Però a volte la verità è una sola, chiara, leggibile; può fare male, certamente, ma non ci si può esimere dal vederla.Over the top è anche l’intervista odierna, pubblicata a pagina 26 della Gazzetta dello Sport, di Luca Chiabotti a Piero Bucchi.Non si capisce se il nostro coach sia stato vittima ignara di una supercazzola, se volesse mandare messaggi oscuri oppure se la dirigenza abbia dato mandato allo stesso Bucchi di buttare lì una verità scomoda.Il buon Chiabotti batte ogni record e praticamente infila in ogni domanda il riferimento al nuovo play-guardia, con insistenza più che sospetta (leggere per credere).E Piero non ci abbocca, ma non nega, non declina, non smentisce. Solo una rapida concessione al condizionale, un “se dovesse arrivare” che non fa altro che ingigantire la bulimia chiabottiana.Mio piccolo appunto: si è concesso alla stampa di fantasticare quando le finestre erano aperte.Sono stati fatti uscire spifferini di troppo, smentiti, ma alimentati da incertezze.Poi le finestre si sono chiuse, ma la tiritera è ricominciata al primo accenno di cedimenti, peraltro ampiamente preventivabili in quanto figli di minus strutturali e non temporanei.A una dirigenza novizia e certamente pulita, costruttiva, che ha ancora crediti da spendere consiglierei di fare chiarezza una volta per tutte, evitando di lasciare a un giornalista il ruolo di PR aziendale.Non si lasci in pasto ai leoni una situazione che va chiarita e appianata una volta per tutte.Dopo la fine del girone di Eurolega - diceva Zanca. Il momento è propizio.Ed è un momento sul quale può girare la gravità della stagione.