L'Olimpia di Jay

LA RETORICA


 Orbene, se c'è una cosa non sopporto, che mi fa venire l'orticaria, è l'odiosa retorica, lo sproloquio pomposo per spiegare cose ampiamente sintetizzabili, razionalizzabili o, addirittura, relegabili a pochezze. The shot. Sia a palazzo iersera, che oggi sulla stampa, uno sproloquiare chili di inutili parole sul tiro di colui che fino ad allora aveva sparato a salve, l'elogio dell'eroe che mette il tiro vincente, gettando il proprio talento oltrel'ostacolo dell'umana possibilità. Una roba disgustosa da filmetto americano sul basket collegiale, con il giovane bello, biondo, faccia pulita che ha ragione del cattivo. Basta con queste stronzate da dottor Costa: Jones ha sparato una tripla che per lui rientra nell'ordinaria amministrazione, difesa da cani e approciata con la lungimiranza di un povero stolto. Non ci voleva certo il suinide a spiegarci che era un gioco preparato: grazie al cazzo Mr Sacripanti, sappiamo pure da soli che con il gioco "pugno basso" Caserta vive o muore nei finali così. Last action hero. Io ogni volta che quest'anno ho visto un finale punto a punto, ho sempre avuto la tentazione di andarmene o, alternativamente, spegnere l'apparecchio televisivo. Basta con la retorica della stagione vissuta nelle difficoltà, del destino cinico e baro che determina gloria o polvere nell'attimo di un tiro che entra o non entra. Esiste una costruzione, esistono i giochi, esiste la lucidità di capire se e come è possibile lucrare un fallo, esiste sapere cosa fare quando conta. Il basket non è un circo e allestire una merda indegna come l'ultimo possesso di iersera (9 secondi, non 9 decimi...) è l'ennesima semplicissima dimostrazione che una testa vuota non si può farcire con fosforo e acume durante la ruota. I fischi raffinati. Basta con la retorica dei fischi raffinati. Fabio Facchini, l'arbitro che in trasferta tutti vorrebbero, l'arbitro dei fischi tecnicissimi, dovrebbe raccontare l'immane insieme di puttanate messe insieme ieri sera. No perchè bravo è bravo, senza ironia, ma almeno tre fischi e due non fischi di ieri sera sono stati degni di un Giansanti (ahah) o del peggior Lamonica. Il miglior playmaker degli ultimi 10 anni (cit). Ecco, oltre questa pietosa retorica giustificativa, il miglior play degli ultimi due lustri non ha ancora capito una sillaba di questa serie, si è fatto scorticare vivo da Di Bella (ripeto: Di Bella) e può conseguentemente andarsene a quel famoso paese che inizia per F, lui e i suoi due mentori. Io. Basta con la retorica del tifoso che se la prende per amore: io me la prendo perchè odio gli incapaci e amo la meritocrazia, io questa squadra in finale non ce la voglio, voglio una notte dei lunghi coltelli, voglio una resa dei conti, un'assalto all'OK Corral. Qui c'è da smetterla con la retorica della "passionaccia" (cit), della fiducia, del lavoro svolto in condizioni difficili. C'è da smetterla di pensare che un incapace diventi bravo, c'è da piantarla di colpevolizzare chi a palazzo fischia o non digerisce il polpettone alla merda che viene propinato e cucinato da due anni. Ora basta: io faccio il tifoso, io non gradisco e macino ingiurie a chi mi pare e piace. Tanto più quando ho tutte le ragioni che lo scibile umano può dare. Io faccio il tifoso e ognuno faccia il suo.