L'Olimpia di Jay

ALLA FACCIA NOSTRA


Lo dice Marco Mordente, lo dice tra le righe ma non troppo Piero Bucchi: è il messaggio in bottiglia che naviga chiaro dopo la gara-5 che ci porta per il secondo anno in finale, una gita premio che ci consacra ancora una volta ‘primi dei secondi’.Si dice sempre che è molto difficile saper perdere: ieri sera abbiamo avuto un esempio di come, talvolta, sia complesso anche saper vincere.Sarò conciso e cercherò di essere semplice: la pletora di dediche, più o meno esplicite, verso coloro i quali hanno espresso un giudizio negativo verso il basket espresso da questa Olimpia release 2009-2010, è una cosa piuttosto antipatica.Trovo personalmente retorico il solito esercizio di bollare come uno che rema contro chi non accetta bovinamente quello che passa il convento.Io a Marco, un ragazzo che stimo moltissimo, potrei solo ripetere all’infinito che questo gruppo ha secondo me espresso un basket qualitativamente mediocre, continuerei a ribadirgli che lui e i suoi compagni sono stati assemblati con l’intento di produrre un basket ben preciso e che non si è mai visto durante l’anno.Al nostro coach, portatore di rivalse contro il mondo intero, proporrei di aprire il dizionario alla lettera A e cercare il significato della parola autocritica; mettersi davanti alle telecamere e tessere lodi sperticate verso tutto e tutti significa non avere rispetto, significa chiudersi nella propria fortezza e continuare a guardare come un appestato chiunque porti alla causa una critica.A Marco, a Piero, a Livio, a tutti quanti, ricorderei che gli infimi criticatori, degni della lettera scarlatta, sono probabilmente in altissima percentuale gli stessi che hanno messo il loro sedere sui seggiolini di Lido, Forum o Palaqualcosa in anni tristanzuoli anzichenò, anni senza paillettes e lustrini.Culi ineducati che, però, saranno probabilmente seduti anche domani e dopodomani: mi è oscuro il perché si insista a (far finta di) non rendersi conto che sono un valore grande, forte, del marchio Olimpia, in questi tempi in cui il marketing è punto cardine.Io non ho nulla contro quel pubblico che applaude sempre e applaude tutto, anzi: semplicemente, ritengo non sia uno zoccolo duro sul quale fare affidamento quando si chiude il palcoscenico. E' più probabile che nell'emorragia di quasi 3000 persone tra gara-3 e gara-4 ci siano questi ultimi, piuttosto che i primi.E quindi, senza stilare pietose liste di proscrizione o tagliare la lavagna in buoni e cattivi, cercherei di lasciare ad ognuno il proprio mestiere e i propri diritti, tenendo a mente che l’amore non si misura sempre e solo dagli elogi e dalle carezze.Perché se questo benedetto amore si misura dalle pagine pubblicitarie e dalle collette per mostrare apprezzamento, allora sono io a sentirmi offeso.E a ritenermi un amante tradito