L'Olimpia di Jay

FISCHI E FIASCHI


 Si sentirebbe veramente il bisogno di un moderno cavaliere senza macchia che, atterrando in questo Paese infame e pavido che è l'Italia, ci spiegasse come mai non se ne vuole proprio parlare di fare un favore al basket.Che la compiacenza e il lecchinismo siano un tragico difetto perpetuo del Belpaese, lo dice la storia e lo dicono tre tempi verbali: passato, presente e futuro. Però a un terribile testardo come me continuano a sfuggire i motivi di tanto servilismo.Si prenda l'arbitraggio di ieri sera: si prenda un palazzo dello sport che supera il grottesco urlando "Lega italiana figli di puttana" a causa di un fischio ritenuto non amico. Si prendano tre uomini in grigio che danno l'impressione di non essere i soliti guitti prostrati alla prima protesta di Pianigiani: li si osservi andare negli spogliatoi in una selva di insensate proteste e poi si proceda con l'analisi del terzo quarto. Siamo sempre qui a ricordarci che Siena non ha bisogno dell'aiuto di nessuno per battere Milano, Bologna, Roma, Treviso, Celtics e Lakers. E credete, è vero che più vero non si può: tra noi e loro ci sono 20 punti, ci sono per davvero e non smetteranno di esserci, per quest'anno. Ma siamo altrettanto sempre qui a raccontare un fischio come il terzo fallo di Maciulis, che è un simbolo, è il bugiardino del mestiere.Finito? No. Perchè stamattina mi tocca leggere sul principale quotidiano sportivo nazionale l'articolo di Luca Chiabotti, che sta al giornalismo come gli arbitri al basket. Un articolo brutto, inutilmente vandalo, che non riconosce, reprime, sfotte, tesse lodi anche quando non sono richieste, sbava per compiacenza e non per richiesta.Vietato infastidire il manovratore, anche se il manovratore non chiede niente, guida sereno senza traffico e, magari, nemmeno si accorge dello stuolo di tappeti.