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L’ESORCISTA

Post n°92 pubblicato il 14 Maggio 2007 da JayVincent


Fine terzo quarto, Roma lo chiude a +5 (39-44) e dentro di me la sinistra sensazione di avere perso il treno è qualcosa più di uno spettro.
La banda di Repesa è chiaramente in controllo, sia mentale che tattico, in una gara di una bruttezza sconvolgente, a punteggio basso, tesa.
E lo spettro dentro di me continua ad agitarsi, mi fa fare pensieri inconsulti, mi rende tarantolato.
Ma per fortuna, puntuale come un gesuita, entra nella partita Massimo Bulleri, professione esorcista.
Le sue penetrazioni sono bicchierate di acqua santa, Roma frigge, soffre, si dibatte, impreparata e travolta da una delle migliori partite milanesi di Bullo.
Non per lo score, non per i punti fatti o i falli presi, quanto per la scarica adrenalinica prodotta, che rianima compagni e ambiente.
Questo, esattamente questo, è il Bulleri giusto: il giocatore che entra e cambia il ritmo, portandosi in scia tutto e tutti.
Quello che si affida all'istinto, al non programmabile, a quel minus che può diventare plus, quella caratteristiche che troppe volte è stata croce e che può essere delizia.
Viene da sé che il giocatore non può giocare, non dico 40, ma nemmeno 30 minuti così: sono stralci, avvelenamenti improvvisi, momenti da leggere.
Questo Bulleri è quello che leva pressione da Garris, mettendolo nella condizione di avere il fiato giusto nei momenti giusti: come quando, in pieno pathos, spara due bombe dall’angolo destro che sono mannaiate.
Il resto, non solo nell’esaltante ultimo quarto, porta la firma di Danilo Gallinari.
La partita del fenomeno di casa è probabilmente l'ultima investitura: Galletto gioca e vince nettamente una partita nella partita contro l’indimenticato e indimenticabile Dejan Bodiroga, ma al di là della simbologia, mette sul parquet una prestazione di straordinaria bellezza e solidità.
Qualcosa che va ben al di là del normale e che, proprio alla vigilia dei playoff, mette sulle spalle di Danilo quella responsabilità che è propria dei grandi e che i grandi non rifiutano.
Si diceva: Gallinari, Bulleri, Garris. Il trio che pianta paletti di frassino nel cuore della Lottomatica, poco coadiuvati dai propri compagni.
Non va dimenticato che, dopo i primi dieci minuti, Milano perde il bandolo della matassa, segnando 18 punti in due quarti e giocando una pallacanestro di una mediocrità disarmante, con pochissime idee e quasi tutte sbagliate.
Calabria continua da andare sull’ottovolante, trovando una giornata negativa al tiro ma anche maldestra in difesa, dove si perde più di una volta l’uomo in maniera blasfema.
Green trova qualche buona pescata in un mare di palleggio inutile.
I lunghi fanno una gran fatica: Blair, forse non in perfette condizioni, inanella exploit agghiaccianti, un campionario da mani nei capelli che si conclude con l’ennesimo guaio alla caviglia.
Schultze non la vede mai, né davanti né dietro e Coach Djordjevic non ritiene utile alla causa l’innesto di Diego Fajardo.
Che era appena arrivato e speriamo sia solo quella la causa, evitando di ripetere un altro caso Tyrone Grant.
Capitolo a parte merita Royal Rumbe Travis, che gioca una partita meno solida e più complicata del solito, ma che trova due perle inestimabili proprio quando conta davvero: rimbalzo offensivo con canestro e palla recuperata.
Firmato TJ.

L’altro esorcista è quello che servirebbe per liberare dal maligno l’indemoniato Gino Natali, la povera vittima di un gruppo di beceri contestatori.
L’amato General Manager, armato del savoir-faire che lo ha sempre contraddistinto, decide di dare in escandescenze e di epitetare con il francesismo “merde” quei grandi incompetenti che osano contestare il suo operato.
Del resto, nel mondo che gira all’incontrario, due petizioni che chiedono la tua cacciata e gli inviti del pubblico a levarti di mezzo non sono materia su cui riflettere guardandosi allo specchio, ma semplicemente frutto della diffidenza verso un forestiero.
E allora vai di vittimizzazione, sotto con il più misero dei pietismi: ci sono 24 anni di carriera che parlano per lui. La gente lo odia perché il suo verboso toscano non piace, mica per tutti i relitti umani che ha traghettato fino ai Navigli.
I poveracci come me lo detestano perché è un forestiero, che me ne importa se dice Singleton e prende Tusek per poi tornare a Fajardo.
Io personalmente ritengo la polaroid che immortala la sceneggiata del signor Natali, accompagnata dai raffinati gesti dell’ombrello della educata consorte, uno degli scatti più tristi della recente storia di una Società come la Pallacanestro Olimpia Milano.
Signor Armani, ma lei che ha dato un’immagine dell’Italia nel mondo, desidera passare le sue domeniche accanto a un buzzurro di cotanta caratura?
Dopo gli striscioni fatti rimuovere, arriviamo oggi al tentativo di zittire chiunque contesti.
Siamo ancora una democrazia, fortunatamente, e se noi possiamo sorbirci le sue performance di mercato, potrà lei ben accettare qualche rimostranza dopo 4 anni di sopportazione.
È tutto compreso nello stipendio.

 
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Commenti al Post:
Bisont_19
Bisont_19 il 14/05/07 alle 17:43 via WEB
Posto che sono d'accordo con te, ha senso pagare Bulleri così tanto per consentirgli di ricoprire un ruolo così specifico? Voglio dire, il suo stipendio sarebbe giustificato in una situazione tipo quella del Barca o del CSKA, oppure se Bulleri fosse il play maker da 30 minuti a gara che non è... quindi, ha senso?
(Rispondi)
 
 
JayVincent
JayVincent il 14/05/07 alle 17:46 via WEB
Non ha senso e non ce lo ha mai avuto. Ma a fine stagiione, perchè ormai siamo a un mese dalla chiusura, si fa di necessità virtù. Io Bulleri non lo terrei nemmeno, però ha un contratto pesante che difficilmente si può transare.
(Rispondi)
 
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