libero di pensare

COMUNQUE


     Comunque va detto che facebook è davvero uno specchio fedele del mondo. Un genocidio in atto se la gioca (e perde) coi mondiali di calcio. I caxxi tuoi se la batton coi miei. Le anteprime, il lavoro, il sangue dal naso, le idiosincrasie, tutti bukowski, i commenti sagaci, i post finto cinici, quelli cinici per davvero, i cani abbandonati, ben affleck, batman, la foto del pranzo, i gattini, l'apericena, m'è nato un figlio, la tegola fotovoltaica, ho fatto 7 km a tor vergata, le rece dei film, i grillini, renzi, l'indignazione, ho scritto un libro, mio cugino ha scritto un libro, ho letto un libro (ma uno solo eh!), i pompini, battuta sui pompini, ti chiedo l'amicizia, ti tolgo l'amicizia, una chiappa, iscriviti al mio gruppo, tutto, tutto, tutto messo sullo stesso dannato,identico piano. Non c'è gerarchia.    Metà dei post  iniziano con "comunque", compreso questo. "Comunque", nella testa di chi scrive, significa più o meno "riprendendo le fila del discorso mio", è una maniera per darsi un tono, una specie di brand di se stessi, la sensazione di un flusso che scorre continuo ma con l'illusione di un filo rosso che tenga insieme i nostri concetti o i nostri punti di vista, un tentativo di non perdere l'orientamento. Non serve a niente. I concetti ormai si perdono, quasi tutti. Tutto è uguale a tutto. Tutto si perde.    Comunque.