Oltre la notte...

Bassifondi...


Liz prese la coca e la dispose in due file ordinate sullo specchietto, poi arrotolò una banconota da un dollaro e tirò in un attimo tutto quanto. I suoi lineamenti delicati si contrassero per un istante in una smorfia, prima di tornare alla solita espressione. Si passò una mano sul naso e, con gesto sbadato spostò il ciuffo di capelli che le era ricaduto sul viso. -Alicia- la chiamò sua madre dal piano di sotto – datti una mossa a sparire, aspetto gente! Liz ripose lo specchio nel suo zaino preferito, tra un paio di libri assolutamente mai aperti ed una serie di quaderni, tutti rigorosamente in bianco. Da quattro mesi ormai non metteva piede al liceo, ma sua madre certamente non aveva tempo di interessarsi delle sue figlie. Di nessuna delle tre, tanto meno della più grande, che ormai andava per i diciassette anni. -Se Alicia non si presenta a scuola un’altra volta saremo costretti a sospenderla signora Mallory, ormai sono settimane che non la si vede. Se non si interessa lei sappia che faremo un esposto alle strutture di assistenza sociale…- le aveva detto al telefono la signora Rubencraft, la preside del liceo di Liz. Sua madre aveva semplicemente riattaccato il telefono per poi tornarsene in cucina, alle sue soap opera ed alla bottiglia aperta che l’aspettava. Si fottessero pure tutti quanti, non lo aveva scelto lei di mandare a scuola quella stronzetta svogliata della figlia, alla sua età lei si arrangiava già da un anno almeno lavorando in nero per quello stronzo di El Paso che sfruttava lei e tante altre come lei a cucire vestiti in condizioni indecenti, con orari esagerati e paghe ridicole. Ma lei lo aveva fatto, si era rovinata la vista in quel capannone maledetto, sempre china sulle macchine da cucire. Ma poi era arrivata Liz, maledizione a lei. E senza un padre, per giunta. Robert era sparito, lei si era sposata con un imbecille yankee trasferitosi da poco, il quale non aveva fatto altro che riempirla di botte e ubriacarsi, nella roulotte in cui vivevano. E l’aveva rimessa incinta per due volte, prima di svignarsela, quel bastardo. Mentre Liz usciva dall’appartamento squallido incontrò sulla scala il primo cliente della madre. Cominciava presto oggi, pensò la ragazza. Scese in strada, sbirciò che non ci fossero sbirri nei dintorni e scivolò lungo le ombre del vicolo. Al era all’angolo, come sempre a quell’ora. - Ciao puttanella, come se la passa la tua vecchia? Lo sai che deve passare da me oggi? E’ martedì ed io riscuoto, il martedì. Mi stai ascoltando o no?- bofonchiò il pappone della madre. Liz gli mostrò il medio della mano sinistra teso in un bel gesto chiaro, senza neppure rallentare il passo. Joe la aspettava nel bar all’angolo, andasse all’inferno quella stronza di sua madre,. Oggi era il gran giorno. Oggi sarebbe andata a quel provino. Se non andava bene neppure coi film porno, beh, sarebbe partita per il nord. Joe la guardò arrivare, pregustando quello che sarebbe seguito e sorrise col suo profilo migliore quando lei entrò.