AMORE & AMICIZIA

Un saluto senza rimpianti


"E' arrivato il momento del mio saluto, dovuto, a questa città che mi ha ospitata per otto anni, il verbo ospitare non è casuale, le difficoltà di inserimento ritrovate sin dall'inizio non sono mai scomparse, ma solo superate dalla mia forza di volontà". Se avessi dovuto scrivere una lettera per salutare Trieste avrei iniziato così, ma proprio in questi giorni, sistemando varie scartoffie, ho ritrovato la lettera che riporto qui di seguito, ricordo benissimo perchè l'avevo conservata, perchè quando l'avevo letta (pubblicata sul giornale locale) mi era sembrato di leggere esattamente le parole che avrei scritto io il giorno che me ne fossi andata via.
"Dopo oltre cinque anni di permanenza a Trieste per lavoro, finalmente giunge l'ora di fare ritorno alla mia città di provenienza. Vorrei quindi, nel rispetto della città e dei suoi cittadini, dire due parole su come mi sono trovata qui in questo periodo. Inizialmente credevo, a causa del luogo comune, di arrivare in una città della Mitteleuropa che ancora viveva di virtù che riconduciamo al passato austro-ungarico.Purtroppo questa si è rivelata solo una illusione e, appunto, solamente un luogo comune: nella realtà, quella che ho conosciuto è una città che vive di ricordi, nostalgia e rancore per fatti passati e su cui si ostina a dare sempre la propria versione dei fatti, dandone carattere di verità assoluta. Trieste si presenta benino al visitatore che non va oltre i luoghi dove solitamente si ritrova tutta la città; ma altrove si può notare trascuratezza, abbandono e disinteresse diffusi, strutture ed edifici che hanno visto tempi migliori e di cui nessuno si cura. Ma ciò che più salta agli occhi è la convinzione ostinata dei triestini, secondo cui non esiste città migliore della loro; francamente mi viene molto difficile capirne il motivo, o si tratta di una autogratificazione oppure non si ha la minima idea di quante e quali realtà esistano nel nostro paese, realtà che ho conosciuto (...) e che posso assicurare rendono la vita al cittadino e all'ospite spesso migliore che a Trieste e, mi si permetta di dire, anche ad un costo della vita decisamente più conveniente.
 Tutto il Friuli ne è dimostrazione evidente e prepotente. L'impressione personale che ho ricavato in questi cinque anni, è che si viva alla giornata, sperando che domani sia migliore e chiudendo gli occhi sul declino evidente e continuo che la città sta subendo, particolarmente dal punto di vista della qualità della vita, che porta l'abitante tipico a pensare che se a Trieste succede ciò, allora "fuori" succede di peggio. Niente di più sbagliato e fuorviante. Purtroppo il mio bilancio non è dei migliori, questa mia, dunque, vuole essere una esortazione per la città a rendersi conto di quale arretratezza sta vivendo e subendo, nonchè dello scadimento della qualità della vita spicciola (...) perchè solo dalla consapevolezza può venire un rilancio, anzichè continuare a cullarsi nel detto desueto e paradossale del "Viva la e po' bon"."(2 marzo 2006)A quanto scritto, posso solo aggiungere che la città merita di essere vista, ha sicuramente delle particolarità che non si trovano in altre città d'Italia, ma devo aggiungere anche che da quel 2 marzo 2006 non è cambiato molto e che se nessuno di tutti quelli che si trovano qui perchè mandati da chissà quali motivi, non mettono radici, un motivo ci sarà....
(Tutto quello qui sopra riportato è sempre stato da me detto, senza nessuna remora, alle mie conoscenze triestine, in ultima occasione a Lucy, molte delle quali mi hanno dato ragione, perchè per me è solo una questione di non volontà, purtroopo tramandata!)Wake Up Everybody - HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES