AMORE & AMICIZIA

Post n. 380


Verso la fine di ottobre 1943 il grande complesso di edifici dello stabilimento per la raffinazione del riso, costruito nel 1913 nel rione  periferico di San Sabba, venne trasformato dagli occupanti tedeschi in prigione, campo di smistamento per deportazioni in Germania e deposito di beni razziati agli ebrei e alle popolazioni dei villaggi durante le azioni di rappresaglia in Istria e nel Carso.Dopo qualche mese vennero costruite le celle e l'essiccatoio fu trasformato in forno crematorio: non occorreva costruire il camino in quanto c'era già la ciminiera dello stabilimento alta 40 metri. Il collaudo venne fatto il 4 aprile 1944 con i 70 cadaveri degli ostaggi fucilati il giorno precedente al poligono di Opicina (sobborgo alle porte di Trieste).In breve tempo quindi, e con poca spesa, i tedeschi organizzarono un  campo di sterminio, un grande deposito magazzino e la caserma per la truppa. La Risiera era proprio adatta per i loro piani criminosi. Le finestre vennero murate; tutto il complesso era già recintato; per il controllo bastava il corpo di guardia al cancello, unica entrata.Vicino all'entrata c'era, a sinistra, un piccolo edificio  che serviva da abitazione per il comandante del lager (ora abitazione del custode); a destra un più ampio edificio a due piani per uffici ed abitazioni dei sottoufficiali (ora demolito e lo spazio trasformato in parco). Nel primo cortile c'era anche l'officina e il garage (ora trasformato in cappella). L'edificio centrale, fra i due cortili, si ergeva a sei piani: serviva come caserma.Nel cortile interno, al quale potevano accedere solo gli elementi più fidati, si giungeva attraverso un sottopassaggio a volta, sbarrato da un alto cancello  di ferro. Nel sottopassaggio, a sinistra, si apriva una buia stanzetta, chiamata la "cella della morte", che accoglieva i prigionieri portati dalle carceri e destinati al forno crematorio.Al piano terra dell'edificio a due piani, a sinistra, erano state costruite le celle dove erano rinchiusi i prigionieri più sospetti. 17 micro-celle nelle quali venivano ristretti fino a 6 prigionieri: tali celle erano particolarmente riservate ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni, talora di settimane. Le prime due celle venivano usate a fini di tortura  o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri: vi sono state rinvenute, fra l'altro, migliaia di carte d'identità.
Nei due piani sopra le celle erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria per le SS. Gli ebrei e i prigionieri destinati ai campi di concentramento in Germania erano ammassati negli stanzoni dell'edificio a tre piani. Nel lungo tratto ora demolito, oltre l'attuale muro di cinta, c'erano i depositi dei beni razziati agli ebrei e le stalle per il bestiame predato durante  le azioni di rappresaglia nei villaggi d'Istria e sul Carso.Nel cortile interno, proprio di fronte alle celle, in una costruzione più piccola -i segni della sagoma sono ancora oggi sul fabbricato centrale- c'era il forno crematorio. Un canale sotterraneo univa il forno alla ciminiera (ora in sua vece sorge una spirale simbolica in metallo). Sul tipo di esecuzioni in uso le ipotesi sono diverse e  probabilmente tutte fondate: gassazione in automezzi appositamente attrezzati, colpo di mazza alla nuca o fucilazione. Non sempre la mazzata uccideva subito per cui il forno ingoiò persone ancora vive. Fragore di motori, latrati di cane appositamente aizzati, musiche, coprivano le grida e i rumori delle esecuzioni. Il forno crematorio e la ciminiera vennero distrutti dai nazisti nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945 per eliminare le prove dei loro crimini. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento. Fu inoltre rinvenuta una mazza ora esposta al museo.  Il processo per questi crimini si è concluso  a Trieste nel 1976....la vedevo tutti i giorni negli anni in cui ho abitato a Trieste, ci abitavo non tanto lontano e l'ho visitata più d'una volta...ho avuto molto freddo ogni volta che ci sono entrata...