OLTRE LA STRADA...

IL BEL PAESE


La tragedia che si è verificata il 6 aprile 2009 in Abruzzo, con il terremoto di magnitudo 6,3, è solo la punta visibile e devastatrice di un iceberg composto da centinaia di scosse telluriche che giornalmente colpiscono il nostro pianeta.L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la
frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinando un impatto sociale ed economico rilevante. La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. Dall’andamento della linea nell’immagine si capisce perché, di fatto, solo la Sardegna non risenta particolarmente di eventi sismici. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della penisola - lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia) - in Calabria e Sicilia, ed in alcune aree settentrionali, tra le quali il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale.                                                               
I terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni economici consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di euro, che sono stati impiegati per il ripristino e la ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale. In Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l’energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in altri Paesi ad elevata sismicità, quali la California o il Giappone. Ad esempio, il terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche ha prodotto un quadro di danneggiamento (senza tetto: 32.000; danno economico: circa 10 miliardi di Euro) confrontabile con quello della California del 1989 (14.5 miliardi di $ USA), malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Ciò è dovuto principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio. La sismicità (frequenza e forza con cui si manifestano i terremoti) è una caratteristica fisica del territorio, al pari del clima, dei rilievi montuosi e dei corsi d’acqua. Conoscendo la frequenza e l’energia (magnitudo) associate ai terremoti che caratterizzano un territorio ed attribuendo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una certa magnitudo, in un certo intervallo di tempo, possiamo definire la sua pericolosità sismica Il rischio sismico è determinato da una combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione ed è la misura dei danni che, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti), ci si può attendere in un dato intervallo di tempo. In Italia, possiamo attribuire alla pericolosità sismica un livello medio-alto, per la frequenza e l’intensità dei fenomeni che si susseguono. La Penisola italiana, però, rispetto ad altri Paesi, come la California o il Giappone, nei quali la pericolosità è anche maggiore, ha una vulnerabilità molto elevata, per la notevole fragilità del suo patrimonio edilizio, nonché del sistema infrastrutturale, industriale, produttivo e delle reti dei servizi. Il terzo fattore, l’esposizione, si attesta su valori altissimi, in considerazione dell’alta densità abitativa e della presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo. In questo senso è significativo l’evento del 1997 in Umbria e Marche, che ha fortemente danneggiato circa 600 chiese e, emblematicamente, la Basilica di S. Francesco d’Assisi.                                                       
La vulnerabilità sismica è la propensione di una struttura a subire un danno di un determinato livello a fronte di un evento sismico di una data intensità. Una delle cause principali di morte delle persone durante un terremoto è il crollo delle abitazioni e di altri edifici. Per ridurre le perdite di vite umane, è necessario rendere,  sicure le strutture edilizie, per evitare che subiscano danneggiamenti a causa di un forte terremoto. Bisogna, tuttavia, stabilire anche quali costi siamo disposti ad affrontare per costruire case sicure. Oggi, le norme per le costruzioni in zone sismiche prevedono che gli edifici non si danneggino per terremoti di bassa intensità, non abbiano danni strutturali per terremoti di media intensità e non crollino in occasione di terremoti forti, pur potendo subire gravi danni. Questi criteri sono finalizzati innanzi tutto alla protezione degli occupanti e poi degli edifici, nei limiti di un costo economicamente ragionevole. Durante un terremoto un edificio si può danneggiare in diversi modi e riportare danni strutturali (agli elementi portanti dell’edificio, come pilastri, travi, setti murari) e danni non strutturali (agli elementi che non determinano l’instabilità dell’edificio, come camini, cornicioni, tramezzi, tamponature).Quando si verifica un terremoto, mentre il terreno si muove orizzontalmente e/o verticalmente, un edificio subisce delle spinte in avanti e indietro in modo simile a quelle che subisce un passeggero dentro ad un autobus che accelera e frena alternativamente. L’edificio inizia così a oscillare, deformandosi. Se la struttura è capace di subire grandi deformazioni, potrà anche subire gravi danni, ma non crollerà. Si dice in tal caso che la struttura è duttile. Il danno degli edifici dipende anche dalla durata e dall’intensità del terremoto: più questo è forte, più tende a scuotere a lungo e più forte il terreno e, quindi, a causare danni alle strutture. Dopo che si è verificato un terremoto è abbastanza semplice valutare la vulnerabilità degli edifici: è sufficiente rilevare i danni che sono stati provocati, associandoli all’intensità della scossa subita. Molto più complessa è invece la valutazione della vulnerabilità degli edifici prima che si verifichi un evento sismico.Sono 2.965 su 8.102 i comuni a rischio, dove per rischio sismico si intendono i danni che provocherebbe un futuro, eventuale, terremoto in una certa regione, in rapporto con la probabilità che esso si verifichi in un certo periodo di tempo e considerando anche la densità di popolazione e la quantità e il tipo delle abitazioni e delle strutture (ponti, strade, edifici pubblici) presenti.E’ un fattore complesso che non dipende solo da quanto si prevede possa essere intenso un terremoto futuro, ma anche da quali danni potrebbe provocare se ci fossero 1.000 abitazioni alte 40 metri, costruite in cemento armato e separate da strade molto strette, oppure 100 case basse, costruite in mattoni e sparse per la campagna. Le costruzioni in cemento armato sono certamente più resistenti, ma se ce ne sono molte, molto vicine e piuttosto alte aumenta il rischio rispetto alle case in mattoni basse, poche e distanziate fra loro. Tutto questo ammesso che i materiali adoperati siano di qualità: come a dire che il cemento è armato solo se c’è abbastanza ferro dentro e poca sabbia.In termini di scenari futuri i 400.000 attuali abitanti di Catania (rischio elevatissimo) si ridurrebbero di 50.000 unità se si scatenasse quel terremoto che si paventa da decenni. Solo il 5% delle abitazioni di Catania è a prova di terremoto - almeno in teoria -, tre abitanti su quattro sarebbero comunque coinvolti (per confronto, a Campobasso, un abitante su sei). Per restare al Sud, quella fra Messina e Reggio Calabria è forse l’area a più elevato rischio sismico dell’intero Mediterraneo, i centri storici delle due città non sono adeguati al forte terremoto prossimo venturo: si calcola che solo un quarto delle abitazioni sia in grado di reggere un sisma violento come quelli che si ipotizzano qui. Ma la situazione è in realtà più grave: se si considerano pericolose anche le aree che hanno già subìto terremoti del VII-VIII grado Mercalli, allora quel 45% diventa più grande e coinvolge anche zone ritenute - a torto - immuni. In Italia il rapporto fra intensità del terremoto e numero delle vittime è ancora troppo alto, non accettabile in un paese civile che dispone ormai di strumenti e di conoscenze di base alla pari con quelli degli statunitensi e dei giapponesi. Ma da noi qualcuno bara….                                                                  
   Quindi, cari amici, prepariamoci al peggio, perchè in Italia si fa poco e niente per far si che queste ns abitazioni siano come si deve, che gli edifici pubblici, le scuole, siano sicuri per i ns figli dove basta una giornata di pioggia e vento per far crollare vetri dalle finestre, per causare buche (crateri!!!) nelle strade, per far crollare cornicioni già precari da tempo...Continuiamo la "colletta" perchè, probabile, che ci servirà ancora...(in questo siamo bravi a chiedere e a donare soldi).L'Italia, il bel paese delle magnificenze monumentali e delle deficienze (omicide!!!) di chi l'ha governata sino ad oggi e di chi gestisce le nostre priorità. Ma nn sarebbe gratificante e dignitoso rendere questo "Stivale" come Dio comanda??????? Che ci vuole ad essere un pò..".nn dico troppo, visto che il troppo stroppia", Onesti??? Scusatemi, di solito a me nn piace usare il blog per  accendere"rimostranze" o "battaglie", ma ciò che è successo e ciò di cui mi sono documentata (vedi sopra), ha celato, momentaneamente, il sorriso con cui mi esprimo (giusto per sdramatizzare alle ovvietà della vita quotidiana).Augurandovi sempre:             
  PEACE AND LOVE
heart63