OLTRE LA STRADA...

KAMIKAZE...


Informazioni tratte in giro per la rete...
"Cosa lega i moderni terroristi suicidi con quelli che gli americani chiamarono kamikaze ai tempi della seconda guerra mondiale ? Cosa accomuna e cosa distingue gli shimpu (esatta e corretta traslitterazione dei caratteri sino giapponesi) da coloro che si uccidono tra la folla o si lanciano a bordo di automobili imbottite di esplosivo ? Cosa distingue un pilota di uno Zero da quelli che hanno abbattuto le torri gemelle ? IL TERMINE KAMIKAZEIl termine kamikaze fu forse coniato dai figli dei giapponesi emigrati negli Stati Uniti che prestavano servizio nell'esercito americano, da cittadini americani (ma guardati a vista e sospettati di essere traditori),  nel traslitterare i caratteri tradizionali dell'alfabeto giapponese. Ma era per loro un termine aulico che i giapponesi non adotteranno mai, preferendo quello di shimpu (vento divino). L'origine del termine si riporta ad una antica battaglia in cui una tempesta salvò l'esercito imperiale da una flotta nemica e non ha alcun contenuto religioso. Non conoscendo la realtà sociale e civile e l'animo dei giapponesi, si pensa che fosse la religione la molla di questa scelta e che i kamikaze fossero dei volontari votati ad un suicidio mistico, alla ricerca di qualcosa nell'aldilà. Ma ciò che  invece viene ostentato dai terroristi dei nostri giorni, che vengono illusi a credere alle hari del paradiso, non rientrava né nella mentalità né nella logica che guidò quei gesti estremi in quei luttuosi giorni di guerra nel Pacifico.I primi kamikaze erano quasi sicuramente dei volontari, spinti dal senso del dovere e dalla manifesta inferiorità del dispositivo bellico giapponese (si era osservato che solo un pieno successo dell'operazione a sorpresa - un'ora prima della consegna della dichiarazione di guerra - su Pearl Harbour, con la completa distruzione della flotta USA nel Pacifico avrebbe potuto dare la vittoria alle armate del Sol Levante. Ma così non fu e Pearl Harbour fu solo un successo parziale),fino alla formazione delle cosidette "squadre speciali."Non c'e' nulla di religioso quindi nel sentimento che spinse questi giovani, al massimo la religione servì a confortarli nell'ora estrema ma non fu il motivazione e il fine che li spingeva. La motivazione era che erano soldati e il fine era vincere la guerra, il posto nel santuario degli eroi era una conseguenza della morte eroica non un fine cui loro tendessero.Cosa li spingeva allora? Cosa li portava a offrirsi volontari per far parte delle squadre speciali? Quello che spinge ogni soldato ad andare incontro alla guerra e alla possibile morte, il senso del dovere, portato all'estremo. Ma il senso del dovere nella società nipponica del secolo scorso era una cosa che partiva dalla famiglia per arrivare all'Imperatore. Un cittadino giapponese era devoto alla madre (ai cui sentimenti si rivolgeva, specie nei momenti estremi), al maestro (incaricato dalla famiglia di educarlo), al suo superiore (considerato un maestro) fino a giungere all'Imperatore.Per quanto atroce possa essere il pensiero che ci siano stati dei giovani che - in una guerra, seppure tardivamente dichiarata, ma pur sempre guerra - si gettavano in picchiata sul ponte di una nave nemica (di sorpresa si, ma contro un nemico in grado di reagire), non può accomunarsi il nome dei kamikaze a quello dei terroristi - di qualunque colore o razza o fede politica o religiosa - che, vigliaccamente e di nascosto, si lanciano sulla popolazione incoscia ed inerme, avvoltoi e non aquile di ideali mal riposti e, in ultima analisi, piccoli assassini e non grandi eroi."(sottofondo musicale: "Enjoy the silence" - Depeche Modehttp://video.libero.it/app/play?id=b752e158ed462b1b4ea911dc025d707d)