Oltre ogni limite

...e poi?


Punto 2, il lavoro. Per me la legge Biagi è una buona legge che andrebbe però ri-modulata per evitare quelle forme di precariato che “purtroppo” si stanno diffondendo specie tra i giovani. La mia idea è che si dovrebbe puntare molto sul part-time, incentivando le aziende ad assumere, in special modo i lavoratori a progetto e o a tempo determinato, con questa modalità, rendendo conveniente il passaggio tramite sconti sui contributi versati dall’azienda o, a parità di contributi, una maggiore copertura giornaliera di lavoro. Ovviamente la percentuale di contratti a tempo ridotto assunti rispetto ai lavoratori a tempo pieno non dovrebbe superare una certa quota per evitare di spostare tutta l’occupazione sul part-time. Le modalità di part-time potrebbero essere di tre tipi* e cioè rispettivamente di:4 ore5 ore6 ore* oltre si ricadrebbe nella durata normale dei contratti di categoria.Faccio un esempio: se un lavoratore, con un contratto a tempo indeterminato di 68 ore, ha un costo per le aziende di 100, assumere a tempo indeterminato 2 lavoratori in part-time di 4 ore, dovrebbe costare in tutto 85. Assumere 2 lavoratori in part-time di 5 ore dovrebbe costare in tutto 90. Assumere 2 lavoratori in part-time di 6 ore dovrebbe costare 95. Questa modalità avvantaggia le famiglie perché potrebbero trovare una forma di lavoro a tempo indeterminato che abbatterebbe il precariato, ma avrebbe  effetti benefici anche su altri fattori di spesa e di qualità della vita. Si potrebbe risparmiare sugli asili nido, perché un part-time di 4 ore, per esempio, potrebbe portare i figli solo mezza giornata (con un ovvio vantaggio economico). Ma questo favorirebbe anche la vita familiare consentendo cioè alle famiglie di stare più assieme e ai ragazzi di essere più seguiti con un miglioramento della vita sociale (almeno si spera!). L’onere per lo Stato, a mio parere, potrebbe essere mitigato dall’aumento delle forme di lavoro dipendente e quindi dall’aumento della base imponibile. C’è poi il grosso buco del lavoro nero e dell’evasione fiscale che divora parecchie imposte dello stato. A questo proposito vorrei proporre il ticket del lavoro. Vale a dire dei ticket a costo fisso (orario o a giornata) che il datore di lavoro acquista (in posta, in banca, o negli uffici pubblici) e che includono il pagamento delle imposte, di una assicurazione e degli oneri pensionistici, oltre ovviamente alla paga del lavoratore. Per il lavoratore sarebbe dei titoli pagabili al portatore che non farebbero comunione nei redditi IRPEF in quanto già tassati alla fonte. Faccio alcuni esempi:- 1 ticket per 1 ora di lavoro a 7€ costerebbe al datore diciamo 10€ in cui sono comprese le tasse, l’assicurazione e i contributi previdenziali per l’ora di lavoro. Il lavoratore prenderebbe così 7€ già al netto delle tasse e completamente in regola.- 1 ticket per 1 giorno di lavoro a 40€ costerebbe al datore/persona fisica 50€ tutto compreso.I vantaggi dovrebbero essere l’emersione di tutti quei lavori pagati in nero che, nelle forme attuali, comporterebbero molte più spese per entrambi i contraenti che i reali benefici. Sarebbero compresi in queste tipologie alcune categorie di lavoro quali lavori occasionali (badante, baby-sitter, insegnanti per ripetizioni, colf, etc..) o lavori giornalieri a chiamata (muratori, carpentieri, imbianchini, etc..)  per il quale è altissima l’evasione fiscale. Le modalità di applicazione e regolamentazione, anche per quanta riguarda i costi) sono da verificare ma lo scopo è rendere più comodo sia l’incontro di domanda e offerta di un lavoro occasionale (non continuo) con la regolamentazione, anche assicurativa, di queste forme di impiego. Potrebbe anche aiutare i giovani a rendersi più indipendenti dalle famiglie.