(J. Saudek)..Limpido il tuo richiamo in nomi indecenti al mondoche appagano armonie dissolute spalmando eccessidalle dita sporche alle labbra Vestita di reti stracciate e dall’insolenza delle tue manila bocca sbavata di viola e saliva ti lecca ferina l’orecchiodove sussurro un oltraggiosublime..
(celebration)-- Di caldo metallo l’unica luce a risplendere il senso. Ero lì a trascinare ogni anello quando hai stretto e penetrato, eri lì quando la fierezza ci ha sfiniti. Uno il pensiero a sfondare barriere mai state nostre, due i languori appiccati dalle dita. E quel guidarmi nudo e osceno dove già sapevo andare,ma non potevo senza il brillare delle nostre carni.
C'è una femmina quiche sbava sull'orlo delle tue dita:tieni stretta la carne sotto i tuoi denti chiusie mentre una mano mi viola, l'altraaccarezza intensità così assoluteche fanno tremare.Accarezza, poi stringe e tienee mentre vieneil corpo in liquidi-il tuo nel mioil mio sul tuo-sconfina l'orgasmodove c'è quasi paura d'aria
‘Ignis’, sussurrava il pensiero quasi temendone il senso‘ignis’ ribadiva il bisogno che, come mani fatue,allargava le ginocchia ai bordi dell’ascoltovolendo rassegnare ogni spigolo alle dita‘et in igne vita’ diceva il sospiro, perso nel concedersi pieno al tocco amabilmente impietoso del tuo afferrarmi.
Sospiro di questa nostra immagine vibrando bassa.Ti guardo nello specchio farti largo e scuotermi il respiro che faticaancora accelera, delira parole cospargendomi d’osceno fino alla tua pacementre rubo un assaggioper una bava bianca e compiaciuta all’angolo
Sbattimi dall'una all'altra sponda di questo letto senza pietre.Scorrono acque torbide al centroma limpide ai nostri occhi che non conoscono cortine artificiali a velare contro natura-la nostra natura-il brillante ribollire del piacere.
Scorrendo sulle labbrala lingua raschia il piaceree lo porta lentamente alla golasegnata dall’ingordigia dei gesti mentre trema ancora la carnedove pezzi di te hanno conquistatoil loro postoe tremano la pelle e il pensieroche riconosce chi sa condurloin un sentire che si offre assoluto.
Non discutiamo mai sul cosa e il quando, i nostri bisogni hanno taciti accordi:tutto ed oraSconfinando le linee dell’amplesso l’illecito ha un nome pronunciabile che le bocche sorridono oscene e gli occhi supplicanonell’aprirsi sulla dissolvenza del limite
Cos’altro ancora posso dire nel tuo nome?posso soltanto costruire una via ciottolata d’intenzioni lascive , fissate da questa bramosia incessante , che mi porti a baciare umida la tua frontementre ti farai spazio nella carne, sciabolandomi di piacere.Ti ascolterò raccontarmi, terribilmente soave, di quanto amerai condurmi nel tuo inferno perfetto.
una calamità quel tuo sguardo a vincermisenza neppure l'onore delle armifacendo delle mie carni banchetto senza appelloprendendo a mani aperte chiudendo il pugno al ventreserrando di mandibole il mio collo