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CONSIDERAZIONI


"Questo è per Allah". Gli attentatori del London Bridge, mentre mietevano le loro vittime, urlavano il nome del profeta. Circostanza molto più che comune in tutti gli attacchi di matrice islamista. Proprio come Nizza, Rouen, Istanbul, Dacca, Manchester. Sempre Allah. Il Dio dell'islam di cui Maometto è profeta: il suo nome risuona, cupamente, sempre e comunque. E Roberto De Mattei, in un articolo su Il Tempo, si interroga: "Si può continuare a negare l'esistenza di una guerra religiosa?". Una domanda la cui risposta potrebbe apparire semplice, ma non per tutti. Non è possibile, infatti, affermare che "non si può uccidere nel nome di Dio" per cancellare la matrice religiosa del progetto islamista di conquista. Si pensi che anche Theresa May, dopo l'ultimo attacco a Londra, ha parlato chiaramente di "estremismo islamico", di "ideologia" la quale "si diffonde attraverso internet e le grandi società". Eppure. Eppure ieri, 4 giugno, Papa Francesco era a Regina Coeli, in visita ai detenuti. Il Pontefice ha colto l'occasione per un discorso nel quale ha condannato il "terrorismo", senza però mai pronunciare la parola "islam". No, quello non dice mai. A suo parere, criticare implicitamente l'islam significherebbe cadere nel "proselitismo" che costituisce uno dei peggiori peccati per un cattolico. Eppure, sottolinea sempre Il Tempo, non c'era occasione migliore per "contrapporre la verità della fede cattolica alle religioni che predicano la violenza, come l'islam, e per spiegare che il pluralismo a cui si richiama il premier inglese è in realtà un relativismo morale che apre la strada alla violenza dell'islam". Ma niente da fare, il Papa quest'occasione non l'ha colto. La parola "islam" resta proibita.( dal Web )