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D’Aubuisson, la destra!


L’origine degli “squadroni della morte” in El Salvador non è più un mistero. Gli squadroni della morte, pagati dall’oligarchia latifondista ed imprenditoriale e diretti dal Maggiore Roberto D’Aubuisson, vennero creati perché la classe padronale sentì l’obbligo di auto-proteggersi, il che significava difendere lo status quo. Impresari e latifondisti avevano compreso con chiarezza, ad esempio, che un passo verso un’autentica riforma agraria avrebbe aperto una breccia insidiosa per la realizzazione di altre riforme sociali. Qualsiasi concessione alla classe media, ai contadini o agli universitari sarebbe stata interpretata come una debolezza; e con la debolezza sarebbe arrivata la sconfitta. Pertanto, l’unico modo di combattere concretamente il cambiamento era - a loro giudizio - scovare il nemico ed eliminarlo, prima che potesse organizzarsi e prendere parte alla “cospirazione internazionale diretta dai comunisti”. Fin dagli anni settanta, nel piccolo stato salvadoregno la minaccia rossa era percepita come reale e pericolosa. Requisito fondamentale in questo tipo di guerra “sporca” era l’organizzazione di un efficiente servizio di intelligence che fosse in grado di individuare ed annientare il presunto nemico, celato sotto le spoglie di un semplice contadino, di un maestro di scuola, di un religioso o di un giornalista. Con questo sistema, si calcola che in poco meno di vent’anni nel solo El Salvador siano state eliminate (o scomparse) centomila di persone. A questo punto della storia, in uno scenario già sufficientemente macabro, si inserisce la politica estera degli Stati Uniti, nell’epoca in cui la squadra di governo di Ronald Reagan già considerava i gruppi armati irregolari di estrema destra uno strumento necessario nella guerra contro il comunismo. Invece di affrontare i problemi cronici dell’America Latina in un’ottica di giustizia sociale e di salvaguardia dei diritti umani, i reganiani cominciarono piuttosto a vedere il Centroamerica come un campo di battaglia della Guerra Fredda.Da questo punto di vista, gli interessi che gli Usa coltivavano in quella regione erano meglio serviti combattendo il comunismo che favorendo l’introduzione di riforme sociali. Per tutti gli anni ottanta e novanta gli Usa continuarono a fornire agli apparati militari e paramilitari salvadoregni armi, munizioni ed attrezzature belliche - nel periodo 1980-1992 sono stati spesi ben 6 mld di dollari in aiuti militari -, ma soprattutto istruttori esperti nelle operazioni di controinsorgenza. Del resto, è ormai risaputo che i quadri dell’esercito regolare e degli “squadroni della morte” erano costituiti in larga parte da ufficiali formati nella famigerata “School of Americas” (S.O.A.), l’accademia militare con sede a Panama - successivamente trasferitasi a Fort Benning, in Georgia - gestita e finanziata dal governo degli Stati Uniti. Tra gli ufficiali laureati alla S.O.A. figurano, ad esempio, lo stesso D’Auibuisson e il generale Juan Rafael Bustillo, suo braccio destro e mandante dell’assassinio dei sei padri gesuiti all’Università Centroamericana di San Salvador nel 1989.Nei primi anni ottanta D’Aubuisson, uomo del popolo, assunse la direzione pubblica delle campagne politico-elettorali finanziate dall’alleanza tra l’oligarchia e i settori più conservatori della società salvadoregna, benché egli non sia mai stato il vero “cervello” di Arena (Alleanza Repubblicana Nazionale). Questo partito politico si costituì ufficialmente solo quando la classe dominante non poté più tollerare la pressione internazionale che chiedeva di “democratizzare” il Paese, iniziando una lotta senza quartiere e senza indulgenze contro i “sovversivi”. Per gli omicidi più importanti (come l’assassinio di Monsignor Romero, l’Arcivescovo di San Salvador ucciso nel 1980) era la “cupola” dell’organizzazione a prendere le decisioni fatali. Le prove raccolte a suffragio di queste tesi sono schiaccianti: testimoni oculari che parteciparono direttamente alle “operazioni”, documenti di vari gruppi politici, informative dei servizi di intelligence statunitensi e il dossier della “Commissione della Verità” (presentato nel dopoguerra) .Impoverire il paese, non dargli miglioramenti per mantenere lo stato di privilegio di pochi.