Josef ha impiegato una vita a ingannare tutti e un giorno solo a confessare tutto. Sì, ha rapito sua figlia. L'ha segregata 24 anni. Ha avuto sette figli-nipoti da lei e uno, neonato e morto, l'ha bruciato nella caldaia. Tre se li è cresciuti al piano di sopra come se niente fosse, assieme alla moglie-moglie Rosemarie. Gli altri li ha sepolti vivi là sotto, con la moglie-figlia Elisabeth... Tutto vero. Peggio del vero.
«Dopo Natascha ed Elisabeth - scrive Der Standard -, l'Austria deve chiedersi che cosa sta corrodendo questa società ricca e appagata». A capirlo pian piano sono i poliziotti che per una volta violano le regole e pubblicano nome e foto dell'indagato, perché stavolta «la gente deve aiutarci — dice Franz Prucher, ispettore capo —, guardare bene quest'uomo: per esempio, c'è qualcuno che l'abbia mai visto comprare vasetti d'omogeneizzati o vestiti per bambini?».
Incredibile come questa prigione di 60 metri quadri, che sembra copiata pari pari dal loculo di Natascha. La porta di cemento armato che sbarra la botola, nascosta dietro una falsa parete dello scantinato e telecomandata da un codice elettronico che solo Josef conosceva. Un corridoio stretto, cinque metri per arrivare a due stanzette con due letti ciascuna, un metro e 70 d'altezza, niente finestre, un malandato angolo cottura, un cesso con lavandino e doccia. Le pareti imbottite, insonorizzate. Un impianto di ventilazione. Qualche poster, un elefantino di gomma. Stelle colorate e disegni di bambini su piastrelle bianche e sozze.
Natascha Kampusch, che si liberò da otto anni di prigionia simile, ora offre i soldi guadagnati con le interviste: «Voglio aiutare questa famiglia».
Inviato da: syhngrsy
il 26/02/2014 alle 00:10
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il 14/02/2014 alle 10:07
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il 12/07/2010 alle 00:43
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il 03/02/2009 alle 13:24
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il 06/01/2009 alle 18:39