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Recensione "In mare non esistono taxi" di Roberto Saviano


In questo periodo di "congedo forzato" da quelle che erano le nostre abitudini di vita uno dei pochi aspetti positivi è la possibilità di rifugiarsi in qualche bella lettura, vi presenterò quindi 3 libri (in 3 differenti articoli) con argomentazioni molto diverse, partiamo dal primo il cui tema è forse oggi passato in secondo piano, l'immigrazione in Europa.Lo scrittore è Roberto Saviano e non ha quindi bisogno di presentazioni, in questo libro la sua impronta si sente e si percepisce nel modo in cui affronta la tematica, ma il racconto è in realtà una raccolta di testimonianze scritte e fotografiche (con grande spazio lasciato appunto alla fotografia) di uno dei fenomeni che ciclicamente si presenta nella storia dell'umanità: la migrazione dei popoli.Tutto nasce da un infelice tweet di Lugi di Maio che definisce le navi delle ONG "Taxi del mare", lo scritto racconta episodi reali e vissuti di questa tragedia umana spiegando molto bene come sia impossibile applicare tale definizione in questo contesto, ci sono interviste, dichiarazioni ed appunto testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle i tre lati questa esperienza: chi fugge, chi soccorre e chi documenta.
Le fotografie sono molto belle e purtroppo drammatiche, le testimonianze pure, mi piacerebbe soffermarmi su uno dei concetti espressi da pag. 123 nel "Piccolo prontuario per antirazzisti", quante volte ho sentito dire anche da amici e conoscenti appartenenti alla corrente sovranista/fasciopopulista attuale una frase del tipo "scappano dalla miseria, ma tutti hanno uno Smartphone!", ecco:Da sempre l'umanità, quando si è messa in viaggio, ha avuto l'esigenza di creare mappe. Da sempre ha cercato luoghi in cui rifugiarsi mentre scappava, persone a cui rivolgersi per dare l'allarme su un pericolo o per riceverlo. In passato c'rano mappe disegnate sui corpi, cartine sottratte di nascosto. Gli schiavi africani deportati negli Stati Uniti, le mappe le conservavano nelle canzoni che cantavano durante la raccolta del cotone; essendo analfabeti, col canto trasmettevano le informazioni su come affrancarsi dalla schiavitù attraverso la strada sotterranea e segreta della libertà. Allo stesso modo era fondamentale individuare, con segnali di fumo, il luoghi dove venivano lasciate le riserve d'acqua quando si fuggiva nel deserto. Oggi il canto, le mappe sui corpi e i segnali di fumo sono stati sostituiti dagli smartphone che non sono un privilegio, che non sono ricchezza, ma vita.Se lo sguardo però è il nostro, se misuriamo l'utilizzo degli smartphone su quello che ne facciamo noi, cadiamo nell'errore più grossolano. Lo smartphone dei migranti non è il gioco della chatt, la fotografia da postare, chiamarsi decide di volte senza dirsi niente; lo smartphone per i migranti, è possibilità di ricevere aiuto in situazioni di solitudine e di difficoltà, è in molti casi l'unico canale per contattare parenti e amici e pregarli di pagare riscatti. Il telefonino è l'unico modo per sottrarsi a stupri, a torture, a violenze. E' ancora possibile, spendo tutto questo, che ci disturbi vedere gli immigrati con i loro cellulari?Il libro contiente la sua essenza di messaggio, soprattutto per chi ha la memoria di un "criceto", nelle ultime pagine a partire dalla 164 in cui ci spiega "Il Caso Diciotti" ed il comportamento di un nostro Ministro la cui data del processo si sta avvicinando, perchè nonostante tutto siamo la "patria del diritto" e forse un po' di giustizia esiste.Buona lettura, "In mare non esistono taxi" di Roberto Saviano, 176 pagine, edizioni Contrasto www.contrastobooks.com....e tranquilli, nella prossima recensione si tornerà a parlare di viaggi con "La mia Siberia" di Adalberto Buzzin"