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Dakar 2007, riflessioni....


Papà e figlia: Gerard, classe 1946, Anne Charlotte, 1986. Entrambi su Honda XR400, sono arrivati in fondo ed è con loro che apro questo mio scritto, la massacrante gara africana si è conclusa ormai da diversi giorni e come ogni evento mediatico mondiale è gia scomparso dai media elettronici radio e TV, soltanto sulle riviste mensili di settore se ne parla ancora....Quello che è rimasto in tante persone che la seguono marginalmente sono soltanto le brutte notizie, i deceduti in gara, la miseria lungo il percorso, la velocità dei mezzi, i rischi, ..... pensate invece alla soddisfazione di questo padre che con sua figlia ha concluso la gara lasciando indietro tanti piloti ufficiali e privati, immensa secondo me!Si dica quel che ci pare, ma la Dakar è pur sempre una delle gare più avventurose e affascinanti che ancora oggi si possono correre e dove l'imprevisto è sempre dietro l'angolo, anzi, direi la duna, ridurla soltanto ad un elenco di disgrazie mi sembrerebbe troppo riduttivo, anche per la memoria di chi la vita ce l'ha persa e non parlo solo di Meoni, ma anche di tutti quei piloti privati la cui morte non fa notizia.Qualche pilota di auto e di moto l'ho conosciuto, sentire raccontare la Dakar da loro, magari intorno ad un bivacco in pieno deserto è un'esperienza indimenticabile, ti accorgi subito della grande differenza che c'è in quello sport e in genere in quasi tutti quelli motoristici, niente tifo fazioso, ma tanta, tanta passione che accomuna tutti, ufficiali e privati, team manager e addetti alla logistica, un vero "parterre"di mezzi e di uomini che ogni anno popolano le polverose strade africane.Il prossimo anno saranno ancora lì, pronti al via tanti concorrenti, spero solo che ci siano un pò più di italiani, molto assenti quest'anno, e soprattutto che si affacci qualche altra casa motociclistica ad interrompere il predominio KTM.P.S. la foto è stata presa da una bellissima gallery fotografica presente su motociclismo.it